giovedì 20 agosto 2015

La condivisione fiorisce in giardino


Non sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al Cimitero Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono storie di condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la seconda guerra mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro» come direbbe Ungaretti. Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far ridere con il mascherone in faccia, a volteggiare su un trapezio o a rimanere in equilibrio su una fune sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo. Poi, tutto avrebbe dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio multipiano. Matteo Manca non si è limitato a dire «No». Lui, designer, ha cominciato a riqualificare l’area. Erano in sei, all’inizio, a crederci. Con un progetto a zero budget e la partecipazione attiva di chi abita lì vicino, è stata creata una passerella, aiuole, panchine. Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe dovuto essere temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca, presidente dell’associazione, spiega che il giardino è un luogo dove fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo della primavera ad aprile. Tra la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro eventi con l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà e ci sarà una diretta via radio».
Una delle collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera».  Con l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali si possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla malavita. A sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la dedica del giardino a Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta che abitava proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno civile e sociale ha molte sfumature in questo angolo verde di città. Tra i profumi di basilico, prezzemolo e salvia, provano a ricostruire la propria identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite della mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura di un essere vivente.
Anche chi ha sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance e ricominciare a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno commesso piccoli atti di delinquenza curano il giardino e lo tengono in ordine come alternativa al carcere.  Il presidente Manca sottolinea: «Trovano uno sfogo in quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche il cinese. Complice la prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di Milano, nel giardino l’associazione italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano» organizza corsi di lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla cultura del Paese dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la difficile tecnica degli ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini imparano a coltivare, con le manine nel terreno, sotto la guida del maestro Li. I cinesi contribuiscono all’attività del giardino anche allestendo feste tradizionali della propria cultura.
Un bel presente quello del «Giardino comunitario Lea Garofalo» e le idee continuano a germogliare, come spiega Manca: «Abbiamo presentato un progetto di riqualificazione di 150 mila euro. Avremo in parte il sostegno del Comune di Milano e alcune fondazioni si sono mostrate interessate ma apriremo anche una raccolta fondi online per consentire a tutti di contribuire».

Maria Rosa Pavia


Non sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al Cimitero Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono storie di condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la seconda guerra mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro» come direbbe Ungaretti. Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far ridere con il mascherone in faccia, a volteggiare su un trapezio o a rimanere in equilibrio su una fune sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo. Poi, tutto avrebbe dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio multipiano. Matteo Manca non si è limitato a dire «No». Lui, designer, ha cominciato a riqualificare l’area. Erano in sei, all’inizio, a crederci. Con un progetto a zero budget e la partecipazione attiva di chi abita lì vicino, è stata creata una passerella, aiuole, panchine. Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe dovuto essere temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca, presidente dell’associazione, spiega che il giardino è un luogo dove fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo della primavera ad aprile. Tra la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro eventi con l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà e ci sarà una diretta via radio».
Una delle collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera».  Con l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali si possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla malavita. A sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la dedica del giardino a Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta che abitava proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno civile e sociale ha molte sfumature in questo angolo verde di città. Tra i profumi di basilico, prezzemolo e salvia, provano a ricostruire la propria identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite della mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura di un essere vivente.
Anche chi ha sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance e ricominciare a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno commesso piccoli atti di delinquenza curano il giardino e lo tengono in ordine come alternativa al carcere.  Il presidente Manca sottolinea: «Trovano uno sfogo in quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche il cinese. Complice la prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di Milano, nel giardino l’associazione italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano» organizza corsi di lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla cultura del Paese dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la difficile tecnica degli ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini imparano a coltivare, con le manine nel terreno, sotto la guida del maestro Li. I cinesi contribuiscono all’attività del giardino anche allestendo feste tradizionali della propria cultura.
Un bel presente quello del «Giardino comunitario Lea Garofalo» e le idee continuano a germogliare, come spiega Manca: «Abbiamo presentato un progetto di riqualificazione di 150 mila euro. Avremo in parte il sostegno del Comune di Milano e alcune fondazioni si sono mostrate interessate ma apriremo anche una raccolta fondi online per consentire a tutti di contribuire».
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