Non
sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al Cimitero
Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono storie di
condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la seconda guerra
mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro» come direbbe Ungaretti.
Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far ridere con il mascherone in
faccia, a volteggiare su un trapezio o a rimanere in equilibrio su una fune
sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo. Poi, tutto avrebbe
dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio multipiano. Matteo Manca
non si è limitato a dire «No». Lui, designer, ha cominciato a riqualificare
l’area. Erano in sei, all’inizio, a crederci. Con un progetto a zero
budget e la partecipazione attiva di chi abita lì vicino, è stata creata una
passerella, aiuole, panchine. Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe
dovuto essere temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è
nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito
non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il
parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca, presidente dell’associazione,
spiega che il giardino è un luogo dove fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo
della primavera ad aprile. Tra la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro
eventi con l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà
e ci sarà una diretta via radio».
Una delle
collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera». Con
l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali si
possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla malavita. A
sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la dedica del giardino a
Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta che abitava
proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno
civile e sociale ha molte sfumature in questo angolo verde di città. Tra i
profumi di basilico, prezzemolo e salvia, provano a ricostruire la propria
identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del
Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite della
mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura di un essere
vivente.
Anche chi ha
sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance e ricominciare
a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con l’Ufficio per
l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno commesso piccoli atti
di delinquenza curano il giardino e lo tengono in ordine come alternativa al
carcere. Il presidente Manca sottolinea: «Trovano uno sfogo in
quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra
biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche il cinese. Complice la
prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di Milano, nel giardino l’associazione
italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano» organizza corsi di
lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla cultura del Paese
dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la difficile tecnica degli
ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini imparano a coltivare, con le
manine nel terreno, sotto la guida del maestro Li. I cinesi contribuiscono
all’attività del giardino anche allestendo feste tradizionali della propria
cultura.
Un bel
presente quello del «Giardino comunitario Lea Garofalo» e le idee continuano a
germogliare, come spiega Manca: «Abbiamo presentato un progetto di
riqualificazione di 150 mila euro. Avremo in parte il sostegno del Comune di
Milano e alcune fondazioni si sono mostrate interessate ma apriremo anche una
raccolta fondi online per consentire a tutti di contribuire».
Maria Rosa Pavia
Non
sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al
Cimitero Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono
storie di condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la
seconda guerra mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro»
come direbbe Ungaretti. Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far
ridere con il mascherone in faccia, a volteggiare su un trapezio o a
rimanere in equilibrio su una fune sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo.
Poi, tutto avrebbe dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio
multipiano. Matteo Manca non si è limitato a dire «No». Lui, designer,
ha cominciato a riqualificare l’area. Erano in sei, all’inizio, a
crederci. Con un progetto a zero budget e la partecipazione attiva di
chi abita lì vicino, è stata creata una passerella, aiuole, panchine.
Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe dovuto essere
temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca,
presidente dell’associazione, spiega che il giardino è un luogo dove
fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo della primavera ad aprile. Tra
la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro eventi con
l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà e ci
sarà una diretta via radio».
Una delle collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera». Con
l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali
si possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla
malavita. A sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la
dedica del giardino a Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla
‘ndrangheta che abitava proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno civile e sociale ha molte sfumature in
questo angolo verde di città. Tra i profumi di basilico, prezzemolo e
salvia, provano a ricostruire la propria identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del
Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite
della mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura
di un essere vivente.
Anche chi ha sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance
e ricominciare a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con
l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno
commesso piccoli atti di delinquenza curano il giardino e lo tengono in
ordine come alternativa al carcere. Il presidente Manca sottolinea:
«Trovano uno sfogo in quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche
il cinese. Complice la prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di
Milano, nel giardino l’associazione italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano»
organizza corsi di lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla
cultura del Paese dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la
difficile tecnica degli ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini
imparano a coltivare, con le manine nel terreno, sotto la guida del
maestro Li. I cinesi contribuiscono all’attività del giardino anche
allestendo feste tradizionali della propria cultura.
Un bel presente quello del «Giardino comunitario Lea
Garofalo» e le idee continuano a germogliare, come spiega Manca:
«Abbiamo presentato un progetto di riqualificazione di 150 mila euro.
Avremo in parte il sostegno del Comune di Milano e alcune fondazioni si
sono mostrate interessate ma apriremo anche una raccolta fondi online
per consentire a tutti di contribuire».
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