Ha un
aspetto elegante e un nome curioso, Heracleum mantegazzianum, tradotto
Panace di Mantegazza, la pianta sfuggita alla coltura e così diffusa da
divenire una delle principali specie invasive d’ Europa. Così temuta,
per i danni che il contatto con il liquido interno può recare alla
salute, che la Regione Lombardia ne ha fatto oggetto di un’ allerta a
tutte le Asl. «Può crescere in altezza fino a 5 metri – spiegano i
botanici del Museo di Storia Naturale di Milano, Gabriele Galasso ed
Enrico Banfi, che hanno lavorato alla classificazione delle specie
invasive promossa dal ministero dell’ Ambiente a livello nazionale -. La
panace di Mantegazza fiorisce una sola volta nella sua vita e poi
muore». Ma intanto fa danni. Venne importata come pianta ornamentale.
Chi avrebbe immaginato che fosse un’ infestante e che il contatto con la
pianta e poi l’ esposizione al sole potessero causare gravi
fotodermatiti. Per la Panace di Mantegazza la Regione invita a usare gli
stessi accorgimenti previsti per l’ ambrosia e che si sintetizzano in
un verbo: eradicarla. La Lombardia è risultata essere la regione con il
maggior numero di specie «aliene» e invasive. «Le prime sono 545 su un
totale di 3.220 specie spontanee – aggiungono i due esperti, che hanno
lavorato con la Regione per predisporre un database e un manuale
botanico-applicativo -. A esse si sommano 84 specie invasive». Le
regioni in cui è più diffusa sono: Piemonte, Valle D’Aosta,
Liguria occidentale, nell’estremo settentrionale della Lombardia, Veneto
e Trentino, mentre segnalazioni sporadiche sono state riportate a
Cremona, nel Bresciano, nella Bergamasca e in Valcamonica.
Il Pànace
di Mantegazzi presenta delle caratteristiche inconfondibili
all’osservatore che la incontra. Queste riguardano soprattutto:
1) il colore delle foglie che, a differenza dell’angelica, dell’Heracleum lanatum
e della panace comune (Heracleum sphondylium) sono di colore verde
chiaro brillante e tendente al giallo con le profonde lobature e
segmentazioni di cui si è parlato
2)
l’aspetto del tronco che è molto spesso e robusto, simile a quello del
carciofo, con striature rosso scuro e contornato da peli irti
3) l’altezza e la mole che sono molto superiori a quelle delle altre due piante citate dalle quali va distinta
4)
l’aspetto ovoidale dei frutti e del loro involucro che, nel momento
della fioritura rimane attaccato alla base dell’ombrella e tende ad
appassirsi
5) il diametro e l’imponenza dell’ombrella che è la più grande tra le ombrellifere
Pericolosità
Natura:
tende a formare facilmente popolamenti densi. Grazie alle grandi foglie
che generano una densa ombra, causa il deperimento e la distruzione
della vegetazione indigena. La radice a fittone, lunga fino a 60 cm,
consente alla pianta una crescita rapida e una grande capacità di
rigenerazione. Inoltre i semi conservano la capacità di germogliare per
circa 7-15 anni[6].
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Contromisure: Come comportarsi in caso di ritrovamento
A causa
della fototossicità e della sua natura invasiva, il Pànace di Mantegazza
è spesso oggetto di campagne nazionali di rimozione attiva, specie nei
paesi Europei ove rappresenta un problema a causa della sua diffusione
(Regno Unito, Germania, Belgio, Svizzera e Scandinavia); in Italia,
mentre sono ampiamente diffuse varietà differenti di Heracleum, il
Pànace di Mantegazza si trova solo in Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria
occidentale, nell’estremo settentrionale della Lombardia e, secondo
altre fonti, anche in Veneto e Trentino, mentre segnalazioni sporadiche
sono state riportate a Cremona, nel Bresciano, nella Bergamasca e in
Valcamonica. A seconda delle linee guida di lotta alla diffusione di
questa pianta, sono descritte essenzialmente 2 metodiche di
eradicazione.
2) Metodica di eradicazione suggerita nel Regno Unito:
la pianta non dovrebbe essere abbattuta, ma spruzzata a intervalli
ripetuti con erbicidi come ad esempio 2,4-D, TBA, MCPA e dicamba che
però sono poco efficaci nel combattere le radici. Il Glifosato (Roundup)
è considerato il più efficace, ma è pericoloso per le altre specie
perché poco selettivo. In ogni caso, data la resistenza e possibilità
dei semi di germinare anche dopo 15 anni, dopo il trattamento è
necessario un lungo monitoraggio delle zone a rischio. I bambini devono
essere tenuti rigorosamente lontani dal Pànace di Mantegazza. In caso di
necessità di maneggiare o estirpare il Pànace, devono essere utilizzati
guanti e vestiti protettivi incluse protezioni per gli occhi. In caso
di contatto con la pelle è necessario lavare accuratamente la sede
colpita con acqua e sapone o col spirito ed evitare assolutamente
l’esposizione solare per molti giorni, fin nell’ordine delle settimane.
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