Questa tecnica é stata inserita nel mondo della permacultura, ma non aveva nome prima che glie lo dessero i tedeschi e che Sep Holzer (austriaco) la inventasse. Si crea un bancale molto alto, in genere di 2 metri se si vuole evitare di irrigare per tutta l’estate. Questi bancali vengono fatti solo con pacciamatura e legna. La legna viene inserita nella parte sottostante e serve per trattenere l’acqua, maggiore sarà la lignina nel suolo, maggiore sarà la quantità d’acqua contenuta nelle fibre che servirà poi alle piante. Ovviamente é meglio prendere lignina in decomposizione che poi andrà anche a formare humus. Più é alto il bancale meno sarà la necessità di acqua di cui avrà bisogno. Per esempio con solo mezzo metro si avrà un autonomia idrica di circa tre settimane. I legni migliori per questo tipo di lavoro possono essere, legno, melo, pero ontano, pioppo e la betulla. Altri alberi come il noce o il ciliegio, l’acacia, il cipresso, sequoia, pepe rosa (schinus molle), moro degli osagi (maclura pomifera), salice, non sono proprio il massimo.
De Luca: "E' la fine di tanta incuria, protetti anche i prati privati"
Una città più verde, dove anche le facciate dei palazzi possono diventare ricoperte di vegetazione, così come i tetti, in stile newyorkese, dove nessuno può toccare un albero senza prima inoltrare la richiesta al Comune, accompagnata dalla relazione di un agronomo. Un città dove il Campidoglio si impegna al censimento e al catasto di tutte le alberature nei parchi e su strada per garantire la salute degli alberi e la sicurezza dei cittadini. Così il Campidoglio, che sta per varare il primo regolamento del verde, vuole cambiare l'immagine di Roma.
I MUNICIPI La gestione del verde di quartiere viene affidata ai municipi, che potranno così ascoltare meglio la voce dei cittadini ed assicurare trasparenza. I PRIVATI Tutti i privati che possiedono giardini con alberi, e non solo quelli che abitano nelle zone vincolate, dovranno chiedere un permesso con una domanda firmata da un agronomo, per l'abbattimento di uno o più alberi. Anche gli interventi di potatura andranno segnalati con 30 giorni di anticipo, scaduti i quali vigerà la regola del silenzio-assenso. LE SANZIONI In caso di abbattimento senza autorizzazione di alberi, arbusti o siepi, è prevista una multa da 80 a 500 euro. Il responsabile è obbligato al ripristino dello stato dei luoghi, in caso di inottemperanza, provvederà il Comune a spese di chi ha prodotto il danno. I TRONCHI Vietato affiggere sui tronchi volantini o strutture, vietato piantare chiodi. LE DISTANZE Almeno due metri di distanza dal tronco per i chioschi, almeno un metro per i dehors. LE POTATURE Stop alle potature selvagge. Ci sono tempi e modi da rispettare. Gli interventi vanno realizzati nel periodo di stasi vegetativa o in quello di maggiore idoneità di ogni specie. escludendo i mesi da marzo a luglio. La potatura deve essere limitata alla sola rimozione delle porzioni di chioma secche o di quelle lesionate. CLASSIFICAZIONE Sono di prima grandezza gli alberi che a maturità superano i 18 metri, come pini, platani, pioppi, cedri. Di seconda grandezza quelli tra i 12 e i 18, come lecci, cipressi, olmi. Di terza gli esemplari che a maturità non superano i 12 metri, come aceri, alberi di Giuda, ligustri. La grandezza è importante anche per stabilire l'entità del danno provocato. AREE DI PERTINENZA In base al diametro del fusto, gli alberi avranno un'area di pertinenza che diventa intangibile. Le aree di pertinenza vanno dai 2 ai 100 metri. PARCHEGGI Non potranno più esserci aree destinate a parcheggio o a stazioni di servizio senza verde e alberature. Si dovrà stendere uno specifico progetto, a cura di un tecnico abilitato. CENSIMENTO E CATASTO Il Comune realizzerà un censimento di tutte le alberature della Capitale, i dati verranno inseriti in un database che costiturà il catasto georeferenziato del verde. DIVIETI E TUTELA Alla larga dai tronchi e dalle radici: vietato ?versare qualsiasi sostanza nociva, come sali, acidi, olii, carburanti, vernici. Vietato impermeabilizzare il terreno intorno alle radici, causare ferite, abrasioni, lacerazioni, lesioni sui tronchi. RIPRISTINO Per la sostituzione delle piante abbattute bisognerà scegliere specie autoctone. CANTIERI In ogni nuovo intervento edilizio ci dovrà essere una percentuale di almeno il 20% destinata a verde. VERDE VERTICALE I palazzi potranno prevedere "giardini verticali", con le mura coperte di rampicanti che possono essere di tipo sempreverde o a foglia caduca. Le prime per pareti non battute dal sole, anche per ricavarne benefici energetici sia estivi che invernali. Le seconde per la protezione di muri dal sole in estate.
1) Innaffiare solo quando necessario : Sembra una banalità , ma
talvolta per eccesso di zelo , si tende ad annaffiare più del necessario
, provocando addirittura danni alle piante . Dunque annaffiare solo
quando il terriccio è realmente molto
asciutto . In commercio esistono degli strumenti capaci di misurare
l'umidità in profondità al livello delle radici ( http://www.ifioridelbene.com/accessori/221-misuratore-3-in-1-luce-umidita-ph-.html ) dove il terriccio può essere molto umido anche se in superficie è stato asciugato dall'aria e dal sole .
2) Annaffiare solo di mattino presto o tardo pomeriggio : annaffiare
nelle ore più calde danneggia solo le radici delle piante , in quanto
tenderà ad evaporare , cuocendo letteralmente le radici .
3) Riutilizzare l'acqua usata in cucina per lavare le verdure o della cottura della pasta .
4) Scegliere piante con un'esigenza idrica bassa : privilegiare quindi
ad esempio salvia, timo , origano , rosmarino, piselli e alcune varietà
di pomodoro
5) Arieggiare il terreno : un terreno troppo sodo e
compatto risulta quasi impermeabile all'acqua e le radici delle piante
fanno fatica a ramificarsi in modo sufficiente da poter assorbile bene
l'acqua
6) Impiegare la pacciamatura : la pacciamatura è uno
strato superficiale isolante del terreno che può essere costituito sia
da materiale organico ( ghiaia , corteccia , foglie , sfalcio di erba ,
aghi di pino , segatura , fibra di cocco..ecc..) , che da teli di
plastica . Impedisce l'evaporazione dell'acqua in estate e le gelate
d'inverno . Inoltre riduce notevolmente il problema delle infestanti .
7) Le infestanti entrano in competizione con le piante coltivate , in
quanto necessitano anch'esse di acqua per sopravvivere . Quindi vanno
assolutamente estirpate .
8) Bagnare solo le radici : le foglie
e il tronco non hanno bisogno di acqua , anzi potrebbero essere
danneggiate dall'insorgere di muffe e marcescenze . Tutta l'acqua che
non arriva alle radici è tutta acqua sprecata . Quindi anche nella
scelta di un sistema di irrigazione , è preferibile optare per un
sistema a goccia piuttosto che quello a pioggia .
9)
Raccogliere e riutilizzare l'acqua piovana : è gratis e si può
raccogliere facilmente disponendo contenitori in giro per il giardino .
N.b.: è preferibile non conservarla per troppi giorni , in quanto
potrebbe diventare ricettacolo di larve di insetti sgraditi .
10) Raccolta e riutilizzo delle acque grigie : le acque grigie sono
quelle di scarico provenienti da lavandini, docce, cucine e lavatrici .
Possono essere riutilizzate nell'irrigazione a condizione che i prodotti
impiegati per l'igiene della casa o della persona siano ecologici ,
altrimenti possono essere utilizzate solo per la pulizia di terrazze o
cortili .
Ci sono diversi modi di fare orto e può coltivare anche chi non ha
molto spazio a disposizione, magari perchè vive in condominio o comunque
in città. Vi presentiamo un’idea originale per fare l’orto in
verticale, anche negli spazi stretti di un balcone.
L’Orto di Giulio
è un sistema di orto verticale brevettato, si tratta di un unico vaso
da cui si aprono delle finestrelle a balcone su cui è possibile mettere
diverse piantine, con un’annaffiatura unica dall’alto. Il drenaggio è
garantito da una lieve pendenza studiata, che porta l’eventuale acqua in
eccesso nelle “zampe” dell’orto verticale, senza sporcare per terra. Il
vaso è componibile ed è disponibile in due modularità, viene prodotto
in una resina che lo rende resistente ma anche leggero, adattissimo
quindi al balcone e addirittura all’interno delle case, se avete
abbastanza luce per le piante. Questo orto verticale può essere utilissimo
in cucina e se abbinato a luci a led da floricoltura garantisce
prodotti bio tutto l’anno, in casa o in un garage dismesso. Una
rivoluzione agricola urbana: con questo prodotto tutti possono avere un
vero orto senza dover necessariamente avere terreno disponibile.
Le diverse finiture, dalle più tradizionali coccio antico e avana al
vivace e moderno verde tekno, fino al nuovissimo vaso fosforescente,
permettono di adattare l’orto verticale a ogni contesto, il design
piacevole e inconsueto lo rende un bell’oggetto di arredo. Ovviamente potete usare questo vaso anche per composizioni floreali,
ma noi di Orto da Coltivare ovviamente lo consigliamo per gli ortaggi.
Certo non si potrà coltivare verdure come le zucchine che richiedono
tantissimo spazio, ma nella parte superiore del vaso nessuno ci
impedisce di mettere delle piantine come pomodori o peperoncini, mentre i
balconcini dell’orto di Giulio sono adatti a piantine più piccole come
le insalate, le fragole o le erbe aromatiche.
Il nostro consiglio è di usarlo per avere tutti i sapori direttamente
pronti all’uso seminando o trapiantando aromatiche e officinali, ai
piani alti si può coltivare magari un aglio e peperoncini restando in
tema spezie. In alternativa potete pensare di usare questo orto in vaso
per una piccola coltivazione di fragole, se avete dei bambini saranno
la loro felicità, magari al piano superiore ci possono stare dei bei
pomodori a ciliegina.
Chi l'ha detto che cibo biologico e a km zero è appannaggio solo di
radical chic con molto tempo ( e denaro) da spendere? Ad Atlanta un
gruppo di senzatetto ha dato un calcio ai cliché realizzando un orto
grande quanto il terrazzo della dimora che li ospita: un vero e proprio
"giardino" pensile di quasi 9mila metri quadrati che produce carote,
lattuga, cavoli, frutta e ortaggi in grado di sfamare in modo sano e
nutriente l'intera comunità, che conta più di quattrocento persone.
L'intento di "Metro Atlanta Task Force For The Homeless",
l'associazione che porta avanti il progetto, è quello di garantire
un'alimentazione corretta e genuina anche ai meno fortunati d'America,
solitamente costretti a nutrirsi di snack e fast food di infima qualità
ma a basso costo che riempiono in fretta lo stomaco, ma a lungo andare
hanno effetti negativi sulla salute.
Heatherwick Studio ha presentato il progetto per la costruzione di un nuovo padiglione ospedaliero universitario a Leeds. La struttura ospiterà il centro Maggie, associazione che si impegna per il supporto pratico, emotivo e sociale gratuita per le persone con il cancro e loro familiari e amici.
Dedicato ai malati oncologici, i progettisti hanno sviluppato un progetto con l’obiettivo dichiarato di sfruttare l'effetto terapeutico delle piante a beneficio dei malati di cancro. L'edificio è stato progettato come una serie di percorsi verdi, tra gradini e”fioriere" , che si intrecciano a formare ambienti interni poco convenzionali per una struttura medica, creando una sensazione di continuità tra spazio interno, esterno, privato e pubblico.
L’edificio-giardino, che nasce sul sedime di una precedente area verde, non ha snaturato l’idea di oasi di pace, ma l’ha amplificata, dotandola di servizi necessari per la cura. Con l’aiuto di paesaggisti Balston Agius saranno progettati i vuoti circostanti la struttura.
I progettisti di Heatherwick Studio saranno gli interpreti dell’edificio che porterà un Centro Maggie nello Yorkshire. “La creazione di un ambiente tranquillo per permettere agli operatori di svolgere il programma di sostegno per le persone che vivono con il cancro è incredibilmente importante”, ha detto Laura Lee, Chief Executive di Maggie.
Il Centro Maggie di Leeds è programmato per essere completato nel 2017, quando si unirà alle 18 altre cliniche Maggie in tutto il Regno Unito e in tutto il mondo. Esperimenti di questo tipo non sono i primi che incontriamo.
IN CHE MISURA UN GIARDINO PUÒ AIUTARE A GUARIRE?
In America, esperimenti come gli “healing gardens “ (verde progettato appositamente a scopo curativo) sono una realtà da vent’anni.
Le teorie che supportano la grande importanza del verde per un recupero curativo si debbono al dottor Roger Ulrich, fondatore del primo centro interdisciplinare tra medicina e architettura all’Università del Texas e pioniere della ricerca sui giardini curativi. Attualmente insegna architettura terapeutica nelle università di Chalmers, in Svezia, e di Aalborg, in Danimarca. Tutto parte dalla sua esperienza personale. Affetto da nefrite, da bambino ha vissuto lunghi periodi di degenza in differenti ospedali. Ulrich ha passato tanto tempo ad osservare il mondo fuori dalla finestra: "se vedevo un albero, mi sentivo meglio. Quando si è immersi in un ambiente freddo, funzionale e spaventoso come un ospedale, la mente cerca una via di uscita verso la normalità. Solo più tardi mi sono chiesto se esisteva un rapporto preciso tra quella sensazione che avvertivo da bambino e un effettivo miglioramento fisico nelle condizioni dei pazienti". Per dieci anni, Ulrich ha “sconvolto” il rigido ordine competitivo delle camere d’ospedale, spostato letti per garantire una vista sull’esterno, allestito pareti con immagini naturalistiche, portando piante. Dopo la raccolta di un folto quantitativo di dati, ha potuto provare che i pazienti che avevano la possibilità di avere contatti con la natura guarivano più velocemente rispetto agli altri.
Altro esempio dell’importanza di una approfondita ricerca su questi temi è la nascita, nel 2007, dell’associazione americana Hope in Bloom che realizza giardini e allestisce terrazzi e balconi nelle case per le donne in cura per il cancro al seno. "Ci sono molti studi che provano come l’esposizione al verde aumenti il livello di serotonina nel corpo umano: significa una carica di energia in più e un antidoto contro la depressione", dice la fondatrice, Roberta Dehman Hershon. Anche per lei l’esperienza ha contribuito in modo fondamentale a dar vita all’associazione. "Quando la mia migliore amica Beverly si è ammalata gravemente di tumore al seno, abbiamo deciso di dare un senso a quello che stava succedendo e abbiamo costruito un giardino: una scusa per vedersi ogni giorno e lavorare a un progetto comune, senza parlare della malattia, rilassandosi e vivendo la vita con un ritmo diverso".
Giulio Senes, ricercatore alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano puntualizza: "in un momento di grandi tagli di spesa per la sanità, si potrebbe pensare che realizzare un giardino sia un lusso da evitare. Ma esiste una legge del 1939 che impone uno spazio libero di 15-20 metri quadrati per ogni posto letto da adibire a giardino. Il verde, insomma, deve esserci per legge; il vero spreco, semmai, è progettarlo male. Senza contare che l’Organizzazione Mondiale della Sanità ha ridefinito nel 1998 la salute come “uno stato dinamico di complessivo benessere fisico, mentale, spirituale e sociale e non solo assenza di malattia o infermità”.
OSPEDALI COME PARCHI IN ITALIA
E in Italia? Qualcosa sta cambiando.Il progetto di Renzo Piano per la "fabbrica della salute", che sorgerà nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, Milano, ha osservato e posto l’accento sulla "fragilità dell’uomo nel momento della malattia". Lo scopo dell’architettura è di offrire "alla sofferenza quella dignità della persona troppo spesso sacrificata da strutture afflitte da gigantismo".
Nei padiglioni ancora in fase progettuale, che potremo vedere nel 2017, laboratori e sale chirurgiche saranno sottoterra e ogni camera avrà "una piccola finestra sporgente sul parco", spiega Piano. "Anche dal letto si godrà la vista sul verde: sugli alberi d’alto fusto ma anche sugli orti, che oggi sappiamo essere parte integrante del processo di cura".
Progettare in modo terapeutico migliora la vita di tutti: malati, familiari, personale medico. In modo naturale, economico e sostenibile.
Non
sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al Cimitero
Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono storie di
condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la seconda guerra
mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro» come direbbe Ungaretti.
Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far ridere con il mascherone in
faccia, a volteggiare su un trapezio o a rimanere in equilibrio su una fune
sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo. Poi, tutto avrebbe
dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio multipiano. Matteo Manca
non si è limitato a dire «No». Lui, designer, ha cominciato a riqualificare
l’area. Erano in sei, all’inizio, a crederci. Con un progetto a zero
budget e la partecipazione attiva di chi abita lì vicino, è stata creata una
passerella, aiuole, panchine. Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe
dovuto essere temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è
nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito
non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il
parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca, presidente dell’associazione,
spiega che il giardino è un luogo dove fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo
della primavera ad aprile. Tra la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro
eventi con l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà
e ci sarà una diretta via radio».
Una delle
collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera». Con
l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali si
possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla malavita. A
sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la dedica del giardino a
Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla ‘ndrangheta che abitava
proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno
civile e sociale ha molte sfumature in questo angolo verde di città. Tra i
profumi di basilico, prezzemolo e salvia, provano a ricostruire la propria
identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del
Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite della
mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura di un essere
vivente.
Anche chi ha
sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance e ricominciare
a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con l’Ufficio per
l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno commesso piccoli atti
di delinquenza curano il giardino e lo tengono in ordine come alternativa al
carcere. Il presidente Manca sottolinea: «Trovano uno sfogo in
quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra
biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche il cinese. Complice la
prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di Milano, nel giardino l’associazione
italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano» organizza corsi di
lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla cultura del Paese
dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la difficile tecnica degli
ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini imparano a coltivare, con le
manine nel terreno, sotto la guida del maestro Li. I cinesi contribuiscono
all’attività del giardino anche allestendo feste tradizionali della propria
cultura.
Un bel
presente quello del «Giardino comunitario Lea Garofalo» e le idee continuano a
germogliare, come spiega Manca: «Abbiamo presentato un progetto di
riqualificazione di 150 mila euro. Avremo in parte il sostegno del Comune di
Milano e alcune fondazioni si sono mostrate interessate ma apriremo anche una
raccolta fondi online per consentire a tutti di contribuire».
Maria Rosa Pavia
Non
sbocciano solo iris in questo giardino di Milano. Qui, vicino al
Cimitero Monumentale, all’angolo di piazzale Baiamonti, fioriscono
storie di condivisione. Dell’edificio che occupava l’area, dopo la
seconda guerra mondiale «non è rimasto che qualche brandello di muro»
come direbbe Ungaretti. Fino a una decina d’anni fa, lì s’imparava a far
ridere con il mascherone in faccia, a volteggiare su un trapezio o a
rimanere in equilibrio su una fune sospesa, perché c’era la Piccola scuola di circo.
Poi, tutto avrebbe dovuto essere asfaltato per diventare un parcheggio
multipiano. Matteo Manca non si è limitato a dire «No». Lui, designer,
ha cominciato a riqualificare l’area. Erano in sei, all’inizio, a
crederci. Con un progetto a zero budget e la partecipazione attiva di
chi abita lì vicino, è stata creata una passerella, aiuole, panchine.
Un’occupazione abusiva per un progetto che avrebbe dovuto essere
temporaneo e spostarsi: da qui il nome dell’associazione che ne è nata «Giardini in transito». Invece, poi il transito non c’è stato. Per una volta hanno vinto i fiori.
Il parcheggio si farà ma altrove. Matteo Manca,
presidente dell’associazione, spiega che il giardino è un luogo dove
fare festa: «Abbiamo celebrato l’arrivo della primavera ad aprile. Tra
la fine di maggio e luglio organizzeremo quattro eventi con
l’associazione “Non riservato”. Saranno proiettati film, si mangerà e ci
sarà una diretta via radio».
Una delle collaborazioni di cui Manca è più fiero è quella con «Libera». Con
l’associazione contro le mafie si organizzano dibattiti durante i quali
si possono acquistare i prodotti realizzati sui beni confiscati alla
malavita. A sottolineare l’impegno contro la criminalità, anche la
dedica del giardino a Lea Garofalo, testimone di giustizia uccisa dalla
‘ndrangheta che abitava proprio nelle vicinanze dell’area verde.
L’impegno civile e sociale ha molte sfumature in
questo angolo verde di città. Tra i profumi di basilico, prezzemolo e
salvia, provano a ricostruire la propria identità i pazienti del Centro psichiatrico diurno Procaccini del
Fatebenefratelli. Sotto la guida degli operatori, chi ha avuto ferite
della mente ritrova la fiducia nelle proprie capacità a prendersi cura
di un essere vivente.
Anche chi ha sbagliato e violato la legge può trovare un’altra chance
e ricominciare a contatto con le piante. Grazie a una convenzione con
l’Ufficio per l’esecuzione penale esterna, ragazzi e adulti che hanno
commesso piccoli atti di delinquenza curano il giardino e lo tengono in
ordine come alternativa al carcere. Il presidente Manca sottolinea:
«Trovano uno sfogo in quest’attività. Per loro è liberatoria».
Tra biancospini e nespoli, si parla, e insegna, anche
il cinese. Complice la prossimità con viale Sarpi, la Chinatown di
Milano, nel giardino l’associazione italo cinese «Shoulashou – Diamoci la mano»
organizza corsi di lingua. C’è un vero e proprio angolo dedicato alla
cultura del Paese dell’Estremo Oriente dove è possibile imparare la
difficile tecnica degli ideogrammi. In un piccolo orto ad hoc i bambini
imparano a coltivare, con le manine nel terreno, sotto la guida del
maestro Li. I cinesi contribuiscono all’attività del giardino anche
allestendo feste tradizionali della propria cultura.
Un bel presente quello del «Giardino comunitario Lea
Garofalo» e le idee continuano a germogliare, come spiega Manca:
«Abbiamo presentato un progetto di riqualificazione di 150 mila euro.
Avremo in parte il sostegno del Comune di Milano e alcune fondazioni si
sono mostrate interessate ma apriremo anche una raccolta fondi online
per consentire a tutti di contribuire».
- See more at:
http://nova.ilsole24ore.com/social-innovation/la-condivisione-fiorisce-in-giardino?refresh_ce=1#sthash.MDfsib3v.dpuf
Ha un
aspetto elegante e un nome curioso, Heracleum mantegazzianum, tradotto
Panace di Mantegazza, la pianta sfuggita alla coltura e così diffusa da
divenire una delle principali specie invasive d’ Europa. Così temuta,
per i danni che il contatto con il liquido interno può recare alla
salute, che la Regione Lombardia ne ha fatto oggetto di un’ allerta a
tutte le Asl. «Può crescere in altezza fino a 5 metri – spiegano i
botanici del Museo di Storia Naturale di Milano, Gabriele Galasso ed
Enrico Banfi, che hanno lavorato alla classificazione delle specie
invasive promossa dal ministero dell’ Ambiente a livello nazionale -. La
panace di Mantegazza fiorisce una sola volta nella sua vita e poi
muore». Ma intanto fa danni. Venne importata come pianta ornamentale.
Chi avrebbe immaginato che fosse un’ infestante e che il contatto con la
pianta e poi l’ esposizione al sole potessero causare gravi
fotodermatiti. Per la Panace di Mantegazza la Regione invita a usare gli
stessi accorgimenti previsti per l’ ambrosia e che si sintetizzano in
un verbo: eradicarla. La Lombardia è risultata essere la regione con il
maggior numero di specie «aliene» e invasive. «Le prime sono 545 su un
totale di 3.220 specie spontanee – aggiungono i due esperti, che hanno
lavorato con la Regione per predisporre un database e un manuale
botanico-applicativo -. A esse si sommano 84 specie invasive». Le
regioni in cui è più diffusa sono: Piemonte, Valle D’Aosta,
Liguria occidentale, nell’estremo settentrionale della Lombardia, Veneto
e Trentino, mentre segnalazioni sporadiche sono state riportate a
Cremona, nel Bresciano, nella Bergamasca e in Valcamonica.
Come riconoscerla
Il Pànace
di Mantegazzi presenta delle caratteristiche inconfondibili
all’osservatore che la incontra. Queste riguardano soprattutto:
1) il colore delle foglie che, a differenza dell’angelica, dell’Heracleum lanatum
e della panace comune (Heracleum sphondylium) sono di colore verde
chiaro brillante e tendente al giallo con le profonde lobature e
segmentazioni di cui si è parlato
2)
l’aspetto del tronco che è molto spesso e robusto, simile a quello del
carciofo, con striature rosso scuro e contornato da peli irti
3) l’altezza e la mole che sono molto superiori a quelle delle altre due piante citate dalle quali va distinta
4)
l’aspetto ovoidale dei frutti e del loro involucro che, nel momento
della fioritura rimane attaccato alla base dell’ombrella e tende ad
appassirsi
5) il diametro e l’imponenza dell’ombrella che è la più grande tra le ombrellifere
Pericolosità
Cute e occhi:
al tatto, in presenza o in seguito a radiazione solare diretta o raggi
U.V., provoca gravi infiammazioni della pelle con estese lesioni bollose
che possono lasciare cicatrici permanenti. A volte può essere
necessario il ricovero in ospedale. Piccole quantità di linfa negli
occhi possono causare cecità temporanea o anche permanente. Queste
reazioni sono dovute alla presenza, nelle foglie, nei fiori, nei semi,
nel tronco e nella radice di derivati furocumarinici che sono in grado
di penetrare nel nucleo delle cellule epiteliali e legarsi al DNA
uccidendo le cellule. In Germania, dove questa pianta costituisce una
reale emergenza, nel 2003 ne sono state riportate 16.000 vittime. In
questo stesso paese vengono spesi annualmente circa 44 milioni di euro
per combattere le Specie Aliene Invasive tra cui il Pànace di
Mantegazza.
Natura:
tende a formare facilmente popolamenti densi. Grazie alle grandi foglie
che generano una densa ombra, causa il deperimento e la distruzione
della vegetazione indigena. La radice a fittone, lunga fino a 60 cm,
consente alla pianta una crescita rapida e una grande capacità di
rigenerazione. Inoltre i semi conservano la capacità di germogliare per
circa 7-15 anni[6].
Contromisure: Come comportarsi in caso di ritrovamento
A causa
della fototossicità e della sua natura invasiva, il Pànace di Mantegazza
è spesso oggetto di campagne nazionali di rimozione attiva, specie nei
paesi Europei ove rappresenta un problema a causa della sua diffusione
(Regno Unito, Germania, Belgio, Svizzera e Scandinavia); in Italia,
mentre sono ampiamente diffuse varietà differenti di Heracleum, il
Pànace di Mantegazza si trova solo in Piemonte, Valle D’Aosta, Liguria
occidentale, nell’estremo settentrionale della Lombardia e, secondo
altre fonti, anche in Veneto e Trentino, mentre segnalazioni sporadiche
sono state riportate a Cremona, nel Bresciano, nella Bergamasca e in
Valcamonica. A seconda delle linee guida di lotta alla diffusione di
questa pianta, sono descritte essenzialmente 2 metodiche di
eradicazione.
1) Metodica di eradicazione consigliata in Svizzera:
non toccare assolutamente le piante e allontanarle immediatamente, in
particolare dai parchi-gioco! Recidere la parte superiore della radice
(a una profondità di 10-15 cm) o tagliare le piante al livello del suolo
al momento della fioritura, utilizzando adeguate protezioni. Le piante
dovrebbero di preferenza essere rimosse dai giardini. Non diffondere né i
semi né le piante. Bruciare le piante e le radici o consegnarle ai
servizi di incenerimento dei rifiuti; non gettare nel compost e non
consegnare ai servizi di raccolta dei rifiuti verdi. Segnalare agli
uffici cantonali per la protezione della natura le nuove stazioni negli
ambienti naturali protetti e nelle loro vicinanze.
2) Metodica di eradicazione suggerita nel Regno Unito:
la pianta non dovrebbe essere abbattuta, ma spruzzata a intervalli
ripetuti con erbicidi come ad esempio 2,4-D, TBA, MCPA e dicamba che
però sono poco efficaci nel combattere le radici. Il Glifosato (Roundup)
è considerato il più efficace, ma è pericoloso per le altre specie
perché poco selettivo. In ogni caso, data la resistenza e possibilità
dei semi di germinare anche dopo 15 anni, dopo il trattamento è
necessario un lungo monitoraggio delle zone a rischio. I bambini devono
essere tenuti rigorosamente lontani dal Pànace di Mantegazza. In caso di
necessità di maneggiare o estirpare il Pànace, devono essere utilizzati
guanti e vestiti protettivi incluse protezioni per gli occhi. In caso
di contatto con la pelle è necessario lavare accuratamente la sede
colpita con acqua e sapone o col spirito ed evitare assolutamente
l’esposizione solare per molti giorni, fin nell’ordine delle settimane.
Abbellire aree verdi, curare piazze, ripulire fontane, coltivare
aiuole permetterà ai cittadini di ottenere uno “sconto” sulle tasse:
l’importante è che si faccia “con finalità di interesse generale, di
aree e beni immobili inutilizzabili, e in genere la valorizzazione di
una limitata zona del territorio urbano o extraurbano”. Si chiama Baratto Amministrativo
ed è un nuovo strumento che hanno a disposizione i Comuni secondo un
articolo di legge del 2014: ora alcune amministrazioni pubbliche come
quella di Monteleone di Spoleto, in Umbria, e quello di Santi Cosma e
Damiano nel Lazio hanno cominciato a farne uso. E il verde pubblico è
sicuramente un ambito dove questa alternativa alle tasse non pagate si
può applicare ottimamente.
Il baratto amministrativo è previsto dall’articolo 24 della legge 164 del 2014, ‘Misure di agevolazioni della partecipazione delle comunità locali in materia di tutela e valorizzazione del territorio’
e offre molti vantaggi: in primis mettere in grado il cittadino di
sdebitarsi con il fisco in una maniera ugualmente utile alla comunità
regolarizzando così la sua posizione senza inutili sensi di colpa;
dare al Comune quella forza lavoro che manca in momenti di crisi come
questo, in cui non si fanno nuove assunzioni e si fa di tutto per
evitare spese, e contrastare gli effetti dei drastici tagli economici
che incidono pesantemente sulle aree verdi, spesso al punto da
abbruttirle e vanificarne la stessa esistenza.
Ecco il testo dal sito del Senato: “La norma prevede che i comuni
possano definire, in relazione ad un determinato ambito del proprio
territorio, criteri e condizioni per la realizzazione da parte di cittadini, singoli o associati, di interventi di valorizzazione del territorio urbano od extraurbano, quali la
pulizia, la manutenzione, l’abbellimento di aree verdi, piazze, strade,
ovvero interventi di decoro urbano, di recupero e riuso, con finalità
di interesse generale, di aree e beni immobili inutilizzati. A tal fine, l’ente locale può deliberare la concessione di una riduzione ovvero di un’esenzione di tributi locali
inerenti alle attività poste in essere dai predetti soggetti.
L’esenzione in ogni caso è concessa per un periodo di tempo limitato,
per specifici tributi e per attività individuate dai comuni. Tali
riduzioni sono concesse prioritariamente a comunità di cittadini
costituite in forme associative stabili e giuridicamente riconosciute.” Applausi a scena aperta, ma forse un punto debole.
Troppe barriere, come al solito in Italia, se è vero che, come leggo
su alcuni articoli in Rete, il baratto amministrativo è consentito
solo ai cittadini disoccupati e con un Isee inferiore al minimo
reddituale. Escludendo ovviamente gli ambiti dove si esige
professionalità specifica, come la potatura degli alberi, per esempio – perché non consentire il lavoro in cambio di tasse a tutti, invece?
A differenza di quello che spesso succede con le imposte, di questo lavoro avremmo effetti immediatamente visibili
quotidianamente sulle nostre città e nei nostri quartieri, con tanta
gente impegnata a creare pulizia e bellezza (prati, parchi, aiuole
fiorite ma anche piazze, vicoli, fontane e aree trascurate a cui viene
ridata meritata cura) per un bene finalmente davvero “comune”, che ci
riguarda proprio tutti: prenderci cura con amore e attenzione dei luoghi
e dell’ambiente che condividiamo ogni giorno.