sabato 2 novembre 2013

Malattie e fisiopatie della Photinia


Molti problemi su generi considerati inizialmente privi da rischi, sono causati dal loro uso massivo.
Per esempio, x Cupressocyparis leylandii, ibrido tra Cupressus macrocarpa e Chamaecyparis nootkatensis, coltivata per la sua crescita rapida e valore ornamentale, è ora massicciamente attaccatoda Seiridium cardinale, l'agente della malattia cancro cipresso, e da alcune specie del genere Phytophthora.

Un genere molto utilizzato. Photinia è un genere che comprende molte specie di arbusti e piccoli alberi afferenti alla famiglia delle Rosacee. Le specie più coltivate a scopo ornamentale sono P. serrulata (di origine cinese), P. glabra (originariamente dal Giappone) e le varietà 'Red Robin' e 'Birmingham' del loro ibrido P. x fraseri. Di solito, sono piante considerate senza particolari problemi, ma anche su questa specie sono stati segnalati numerosi agenti patogeni finora sconosciuti. Un esempio tipico è Podosphaera leucotricha con sintomi evidenti sulle foglie e fiori. La malattia provoca un danno economico, riducendo vigore della pianta, la produzione di fiori e compromettendo il suo valore ornamentale.

Maculature e stress. Un'altro patogeno che colpisce le foglie di photinia è il fungo Entomosporium mespili, una maculatura fogliare. Provoca defogliazioni che portano alla morte della pianta infetta. Le maculature fogliari potrebbero anche essere causate da un problema fisiologico. Maculature estese di colore violaceo-marrone sulle foglie sono tipiche di una pianta sotto stress. Il genere Photinia può subire stress dopo inverni freddi e umidi. Venti freddi e / o le condizioni di gelo possono anche danneggiare il fogliame, causando macchie fogliari se le condizioni avverse sono prolungate

Un fungo aggressivo. Phytophthora cactorum è stato segnalato come agente di necrosi estesa della lamina fogliare in un vivaio ornamentale Italiano (Marche) (Vettraino et al., 2006) ed è particolarmente aggressivo per i membri della famiglia delle Rosacee, su cui la stessa può provocare marciumi del colletto e dell'apparato radicale. Il fungo è stato anche segnalato negli U.S.A. su una specie tassonomicamente vicina a P. x fraseri: Heteromeles arbutifolia (sin. Photinia arbutifolia) (Keim et al., 1976). P. ramorum, agente patogeno invasivo, agente della morte improvvisa delle quercie negli Stati Uniti e più recentemente su larice nel Regno Unito (Brasier e Webber, 2010), è stato isolato nei vivai di P. x fraseri 'Red Robin' in contenitore in Polonia (Orlikowski e Szkuta, 2004). I sintomi sono costituiti da necrosi del picciolo e della lamina fogliare.

Batteriosi e insetti. Una malattia batterica caratterizzata da macchie fogliari e ruggini è stata segnalata su P. glabra in Giappone. L'agente patogeno è stato classificato come Pseudomonas syringae pv. Photiniae, e la sua patogenicità è limitata a Photinia. Questa malattia, finora conosciuta solo nell'areale naturale della Photina, è a rischio di diffusione visto il commercio di piante vive e il suo arrivo in un nuovo ambiente potrebbe portare a seri problemi nelle piantagioni ornamentali europee. Il “Colpo di fuoco batterico” è una malattia letale causata da Erwinia amylovora, anch'essa ritrovata su Photina. Erwinia amylovora è un patogeno da quarantena nel Nord America ed è stato introdotto in Nord Europa negli anni 1950 al 1960. Attacca più di 130 specie di piante appartenenti a 40 generi, principalmente dalla sottofamiglia Pomoideae della famiglia delle Rosacee (Van der Zwet e Keil 1979).

Anche alcuni insetti nuovi si sono adattati a vivere su Photinia. La Cydia molesta, per esempio, è stata recentemente segnalata anche su Photinia e Lauroceraso (Trinci, 2009). Altri problemi minori possono essere causati dalla cocciniglia Ceroplastes ceriferus, Aphis spiraecola e A. gossypii, due afidi cui la propria attività può portare a problemi di crescita (Trinci, 2009 ).

venerdì 1 novembre 2013

Rivoluzione Kiri, l'albero che può salvare il mondo



In Texas si utilizza un albero che può purificare un terreno fertile e ottenere che sia pronta per l'utilizzo in qualsiasi coltura. Non solo, ma questo albero assorbe 10 volte più anidride carbonica rispetto a qualsiasi altro albero, e getta l'ossigeno molto di più. Quale albero? Il Kiri.
Kiri albero, originario della Cina, è noto anche come albero imperatrice o Paulownia tempestose. Di solito crescono a circa 27 metri di altezza, con tronchi tra i 7 ei 20 metri di diametro. Ma ha foglie grandi, che raggiunge i 40 centimetri di larghezza.
Albero Imperatrice (Paulownia tomentosa)
Si tratta di un albero ornamentale popolare ed è diventato famoso in Giappone, e da lì entra in Europa nel 1834. Ma ciò che rende così distintivo è la loro sopravvivenza a inclemente diverse. Per esempio, la sopravvivenza del fuoco in quanto in grado di rigenerare le proprie radici in crescita deriva rapidamente. Tollera anche l'inquinamento, e non pignola sul suolo.
È per questo che viene usato come una pianta "pioniera", nel senso che il kiri è un albero che può fornire un buon fertilizzante in una terra finora poco fertile. Le sue foglie sono ricche di azoto (ottimo credito) e le radici prevenire l'erosione. A peggiorare le cose, cresce molto velocemente.
Ma il problema con Kiri è che quando si deve competere con altri alberi più alti che ombra non è fiorente.
Texas, ha iniziato un progetto chiamato Kiri Revolution (Revolution Kiri) che consiste nel piantare un milione di Kiris quindi lasciare che il terreno si puliscono e recuperare i loro beni. Il progetto è realizzato da Chris Sanders e Brittany Turner eletti non solo dalle loro proprietà kiri fertili, ma anche perché assorbe dieci volte più anidride carbonica rispetto a qualsiasi altro albero del mondo, e come il piccolo emette grandi quantità di ossigeno . Quindi è l'ideale per la lotta contro il cambiamento climatico.
Texas ha il suolo, l'aria e l'acqua fortemente inquinata. Così Sanders e Turner ha scelto di kiri, che può prosperare in terreni e acque inquinate, mentre purificare il terreno su cui cresce.
Un altro vantaggio è che il kiri è l'albero più rapida crescita al mondo. In soli otto anni, una dimensione di sementi kiri raggiunge una quercia 40. Arriva in un solo anno a quattro metri di altezza.
Chris Sanders e Brittany Turner stanno vivendo ora. Hanno un sapore i ceppi migliori di kiri, upload e tutte le informazioni al sito MySpace di condividere informazioni con chiunque lo voglia di prenderlo.
Per peggiorare le cose sue foglie possono essere utilizzate per fare un delizioso tè, e apparentemente i loro fiori, ricchi di sapore, attirano api e miele di generare un più ricco, così dicono.
Il kiri è l'albero del futuro, dice in molti modi. Ma penso che questo è l'albero, ora possiamo trarre vantaggio. Essi possono essere di grande aiuto contro il riscaldamento globale e la desertificazione.

martedì 15 ottobre 2013

Le Rose coprisuolo Tantau che superano i test di resistenza in Italia

Da tempo che vi è la  necessità di progettare giardini che non richiedano troppe cure e ingenti quantitativi d’acqua.
In un Istituto agrario di Faenza si studia la capacità delle rose di crescere senza acqua, trattamenti e potature. Tra il catalogo di Tantau due di queste hanno superato la prova: ‘Pearl Mirato’ e ‘Rody’. Sono veramente pochi a saper dire quali piante sono da preferire e a consigliare le  scelte agronomiche da fare nel concreto. Per ottenere questi risultati le rose sono state piantate da ottobre a gennaio e bagnate solo la prima estate. Dopo 5 anni sono state sottoposte a una potatura meccanica, con il tagliasiepi, riducendo la chioma della metà sia in altezza che in larghezza. E’ stata data una rifinitura a mano ai grossi rami slabbrati, sono stati tagliati quelli secchi a partire dal colletto ed è stato spruzzato del solfato di rame, in modo da prevenire le malattie crittogamiche. Questo trattamento, l’unico a cui sono state sottoposte, è stato fatto ogni inverno sui rami spogli e sono state tenute in osservazione per 6 anni. Nella bella stagione sono stati contati dagli studenti il numero di fiori ed è valutato il loro stato di salute. Una volta l’anno, a ottobre, è stata misurata la loro dimensione. Di queste rose si sa il loro ‘indice di fioritura’ o meglio la loro capacità di fiorire: dato importante se si vuole utilizzare queste rose in grandi spazi ove si vuole utilizzare il colore e si veda a distanza.

Conclusioni da parte di questi ricercatori:

Pearl Mirato:è la mutazione rosa chiare della cultivar fucsia ‘Mirato’, selezionata da Tantau a fine anni 90. Come la forma originaria, al quale può essere associata per creare aiuole con una gradevole armonia cromatica, questa rosa forma cespugli compatti alti circa 1 m, che possono espandersi in larghezza fino a 2 m. Il fogliame è verde lucido, lucido e sano. Auto pulente, produce pochi cinorrodi ma emette continuamente nuovi germogli dal colletto, che determinano una fioritura a flussi da inizio giugno a ottobre inoltrato.


Rody: Ottenuta dai tedeschi Tantau nel 1988 e commercializzata a partire dal 1994 anche con il nome ‘Vicking’, è una tipica rosa da paesaggio molto vigorosa e sana. I fitti cespugli sono alleggeriti dai nuovi germogli ricurvi che svettano raggiungendo l’altezza anche di 1,5 m se non potati. Sempre fiorita, offre un prolungato effetto cromatico per via del vivace colore rosso chiaro dei fiori. Che però alle nostre latitudini, per via di una forte insolazione, scoloriscono un po’, dando vita a screziature che tingono i petali di bianco.



Da sottolineare che questi esperimenti sono quasi paragonabili ai severi test di certificazione ADR che vengono fatti in Germania.

lunedì 14 ottobre 2013

CANAPA, PIANTA SALVIFICA, PERCHÉ FU PROIBITA IN ITALIA?


Di solito di una legge severa si dice che è "fascista", così non è però per  la coltivazione e l'uso della canapa. Infatti la proibizione scattò con l'avvento della "repubblica democratica" mentre durante  il ventennio il governo la considerò una risorsa primaria.
Canapa, pianta salvifica, perché fu proibita in Italia?
Fra le clausole "segrete" a cui l'Italia dovette sottostare alla fine della seconda guerra mondiale, c'era quella  di interrompere la produzione di canapa (le sementi furono cedute alla Francia o distrutte), con la scusa di "impedire che la gente la usasse come doga". La proibizione… avvenne “di fatto” - (non risulta nei trattati ufficiali) dopo la visita di Alcide De Gasperi negli Usa e l’entrata dell’Italia nella alleanza atlantica - e  da allora il governo italiano mise fuori legge la coltivazione.
Alcuni "maligni" riscontrano che la cosa coincise  con la contemporanea "importazione" delle fibre sintetiche (ricavate dal petrolio)  che potevano affermarsi solo con l’eliminazione della canapa, la cui fibra tessile naturale è conosciuta da millenni.  Inoltre i petrolieri USA erano totalmente contrari al possibile uso combustibile di questa pianta miracolosa.
Ovviamente tutto passò in forma mascherata, alla base c’era la pressione politica americana, in chiave proibizionista, contraria alla produzione di elementi vegetali che potessero avere usi "narcotici". In effetti c'è da considerare che la canapa in se stessa è una sola pianta, non vi sono differenze sostanziali fra le piante denominate: sativa, marijuana, ganja, cannabis, etc. La specie è unica e si feconda tranquillamente con qualsiasi consimile di qualsiasi provenienza.  La sola differenza sta nella selezione che viene fatta: o in funzione della produzione di fibra tessile e alimentare o in funzione della produzione di cannabinolo.
Il luogo di coltivazione ovviamente a tali fini è importante, più si scende verso l’equatore e maggiore è la quantità di cannabinolo mentre è inferiore nelle zone temperate e fredde. Dal punto di vista del cannabinolo faccio un esempio con gli zuccheri presenti nei grappoli della vite. In Sicilia, Grecia, etc. si produce vino a forte tasso alcolico mentre in Germania, Inghilterra, etc. a malapena si raggiungono i 6/7 gradi, tant’è che in passato la Guerra dei Cent’anni fra Inghilterra e Francia in realtà nascondeva la volontà di accaparrarsi le piane della Bretagna e del Midì in cui si produceva buon vino, che era molto ricercato in Inghilterra… soprattutto da
nobili e dalla “corona”, mentre il volgo si accontentava della birra….
Questi particolari,  ci fanno capire come mai in Germania sono in vigore forti aiuti per la coltivazione della pianta ed invece in Italia sono quasi assenti. Anzi siamo ancora in regime di illegalità. Ritornando al periodo pre-bellico, in Italia esistevano paesi che specificatamente vivevano di questa coltura. Ovviamente  la canapa veniva usata anche per fumigagioni e per tisane,  oltre che per farci lenzuola, braghe e corde,  ed anche per ragioni salutistiche e curative (il sistema medicinale antico era basato sull'uso della canapa come additivo fisso).
La canapa è una risorsa naturale fondamentale ed  una delle piante più produttive in massa vegetale di tutta la zona temperata: una coltivazione della durata di tre mesi e mezzo produce una biomassa quattro volte maggiore di quella prodotta dalla stessa superficie di bosco in un anno. La canapa è stata, tra le specie coltivate, una delle poche conosciute fin dall'antichità sia in Oriente che in Occidente.
Oggi la canapa potrebbe sostituire non solo le fibre sintetiche ma addirittura essere una valente fonte alimentare  e di disinquinamento ecologico, soprattutto per rivitalizzare i campi sfibrati e desertificati dalla coltivazione intensiva del tabacco (questa sì che è una vera droga e nociva al massimo) o da altre coltivazioni intensive, infatti non è un mistero che la canapa (come l’ortica) è capace di riequilibrare le qualità organolettiche dei terreni.
di Paolo D’Arpini - Rete Bioregionale Italiana

domenica 13 ottobre 2013

POTATURA: NUOVI RIFERIMENTI NORMATIVI A SUPPORTO DEL VERDE URBANO


di Mimmo Ciccarese


La gestione del verde urbano, è un vero cruccio per le amministrazioni pubbliche, specie quando esso non è supportato da linee guida in grado di disciplinarlo. 
Di certo è che in molti stati del nord dell’Europa, degli Stati Uniti e in molti paesi asiatici esistono, da qualche tempo, delle “condizioni tecniche di massima per la cura degli alberi”
Sono regolamenti collettivi che supportano il collaudo e l’adeguatezza dell’affidamento del management del verde pubblico. 
In alcuni capitolati d’appalto, non si precisa con sufficiente chiarezza, cosa si descrive con la frase “cura di un albero” e spesso si sottintende che si debba recidere senza indulgenza o con irrazionalità; recuperare con interventi di riforma situazioni illogiche quando il danno fatto alla pianta è ormai irreversibile è costume assai diffuso. 
Il limite tecnico che firma il termine “taglio della chioma”, allora, spesso corrisponde a un’energica “spalcatura” o “capitozzatura”, senza ben spiegare intensità dei tagli o i costi dell’opera.
È perciò, sempre conveniente che nei progetti del verde urbano si rediga un valido “disciplinare delle prestazioni”, secondo il “regolamento degli appalti e dei capitolati”, che dettagli gli interventi di manutenzione con la dovuta diligenza o che preveda il giudizio di agronomi e forestali.
Quest’ultimo proposito, si rafforza oggi, con la legge 10 del 14 gennaio 2013 con la quale gli uffici anagrafici comunali dovranno fornire dettagli circa la piantumazione e registrare come si farebbe per una nascita. La legge obbliga ogni comune a censire e classificare gli alberi piantati, sia in aree di proprietà pubbliche che private e vincola il suo rispettivo sindaco a rendere e rapportare 60 giorni prima della scadenza del suo mandato, il “bilancio arboreo” che convalidi e dimostri impegno, cura e stato delle aree verdi.  
Con la tale norma, adesso, abbattere o danneggiare una pianta monumentale o un’alberatura potrebbe diventare una condotta subordinata a spiacevoli ammende e il controllo strumentale e tecnico, dovrebbe diventare un obbligo prima della consegna di un appalto di potatura.
La rettitudine amministrativa garantisce e ottimizza anche la funzione estetica, ludica, paesaggistica e igienico sanitaria e il groviglio normativo in questi settori non è per nulla favorevole. I buoni modelli di etica ambientale per tutti questi motivi potrebbero non essere rispettati e l’indifferenza dei comuni alla riqualificazione degli spazi naturali potrebbe aumentare. 
Dai dati di Legambiente nelle città italiane la superficie al verde per ogni abitante è di circa 10 m2, mentre l’ISTAT del 2010, nel complesso dei comuni capoluogo di provincia, gli italiani dispongono di 106,4 m2 per abitante di aree verdi. Secondo gli stessi rilevamenti, le città di L’Aquila (2.793,8 m2 per abitante), Pisa (1.514,4), Ravenna (1.234,8) e Matera (1.193,1) risultano i capoluoghi di provincia più “verdi”. 
Le amministrazioni più virtuose si sono riqualificate in tempo pianificando e connettendo le proprie visioni agli smisurati riferimenti legislativi nazionali o regionali ma nonostante ciò gli sforzi compiuti spesso non sono sufficienti.

La varietà dei regolamenti e dei riferimenti legislativi rileva come sia inevitabile, oggi, normalizzare delle linee guida comuni che sostengano e quotino una corretta gestione del verde urbano. Una buona linea guida, quindi, dovrebbe favorire la tutela, il miglioramento e lo sviluppo del benessere vegetale nelle aree comunali; è un obiettivo da statuire a priori oltre che uno stadio di civile sussistenza. Un valido suggerimento sarebbe di istituire attestazioni che certifichino le competenze richieste, previo superamento di un esame, onde evitare il rischio di potature irrazionali in ambito urbano e agricolo; le amministrazioni più attente già si adoperano per ottemperare i nuovi doveri.

martedì 10 settembre 2013

Sapone contro gli afidi, ecco come fare

Contro gli ospiti indesiderati che attaccano le tue piante puoi provare un rimedio molto semplice a base di sapone: si tratta di una soluzione da spruzzare sugli ortaggi infestati dagli afidi.

Ti serve però un buon sapone, quello comunemente denominato “di Marsiglia” non possiede necessariamente le caratteristiche giuste. Meglio se ti procuri il puro sapone in pasta, anche conosciuto come sapone molle o potassico, puoi provare a cercarlo in farmacia, in qualche drogheria o presso rivendite di prodotti per agricoltura biologica.
Soluzione acqua e sapone
Sciogli 50 grammi di sapone molle in 3 litri di acqua calda, aspetta che si freddi e con uno spruzzino distribuisci, fino al gocciolamento, la soluzione sulle piante infestate da afidi. Puoi farti aiutare anche dai bambini perché non stai usando insetticidi pericolosi.
Ricorda di non spruzzare mai la soluzione di sapone sulle piante nelle ore calde della giornata, è preferibile farlo al mattino presto.
Questo sistema è particolarmente utile contro gli afidi, ma valido anche contro la mosca bianca, la cui “pelle” (esoscheletro) è tenera e delicata. La soluzione di sapone agisce per contatto, intaccando i tessuti esterni molli dell’insetto, che rapidamente si seccano all’aria, e occludendone le aperture.
L’uso del sapone può avere effetti negativi anche su altra entomofauna a esoscheletro molle, come alcune larve di insetti utili, cerca quindi di compiere una distribuzione localizzata ed evita di intervenire con fioriture in atto che possono essere di richiamo per altri insetti.Puoi utilizzare la soluzione di acqua e sapone su molte piante orticole, ma ricorda che il tempo di decadenza (i giorni che devi aspettare prima di consumare l’ortaggio) è di almeno 3 giorni.
Questo sistema è molto utile anche per eliminare gli afidi dai fiori del giardino o del balcone, a cominciare dalle rose.
Se vuoi sperimentare dei metodi di lotta biologica, sappi che validi alleati contro l’afide sono la coccinella
 e le larve di afidide e di crisopa.