Come molti medici hanno imparato e hanno
potuto verificare, moltissime malattie hanno la loro origine nel
cattivo funzionamento della flora batterica intestinale.
Partendo dalla conoscenza di questo
meccanismo si sono cercate altre cause di danno, e l’ipotesi che il
glutine possa esserne una causa è molto accreditata (5) (6). Una grande
percentuale delle farine di frumento che ora si trovano in commercio
hanno un contenuto di glutine che negli ultimi 20-30 anni è aumentato
dal 7-8% al 12% e più, per effetto della selezione di varietà che ne
contengono sempre maggiore quantità, perché il mercato le valuta di
maggior pregio per la maggiore duttilità nei processi di lavorazione.
Sicuramente questo fatto riveste un
ruolo importante nel meccanismo della disbiosi ma in seguito, leggendo
l’articolo citato (4) si possono formulare altre ipotesi veramente
preoccupanti, legate all’uso del glifosate, un diserbante che può
causare molti danni alla salute umana.
I suoi inventori e produttori hanno
sempre sostenuto che esso è innocuo per i mammiferi perché l’enzima su
cui agisce non è presente in essi. E questo è vero, ma sono emersi altri
aspetti preoccupanti.
Studiando gli effetti del glifosate (4, cit.) i ricercatori hanno messo in evidenza alcuni modelli di patogenesi.
Il primo è la chelazione di molti
minerali presenti nel terreno. Calcio, ferro, cobalto (7), rame,
magnesio, manganese, nichel, zinco diventano insolubili, non assorbibili
e quindi indisponibili alle funzioni fisiologiche ed enzimatiche di cui
sono cofattori indispensabili, il che comporta l’inefficienza di molte
catene enzimatiche(8)(9). Una di queste catene è quella del citocromo
P450 (10), importante nel processo di detossificazione degli
xeno-bionti. E’ un enzima, o meglio una catena di enzimi, che ha un
ruolo fondamentale e specifico nella rimozione dei farmaci e di altre
molecole estranee.
Il secondo meccanismo riguarda il
trasporto dello zolfo e la sintesi degli aminoacidi aromatici (11)
fenilalanina e tirosina e dei composti fenolici come la metionina,
basata sulla presenza dello zolfo. Questi meccanismi hanno implicazioni
profonde e fondamentali (12). Tutte queste azioni di sintesi di
aminoacidi e vitamine avvengono del tubo gastroenterico, e ne è
protagonista la flora batterica intestinale. E’ quella la principale
officina che fabbrica le nostre vitamine, i nostri aminoacidi. La
quantità di materiale genetico contenuta nelle cellule dei batteri
intestinali è pari all’80% del totale di quella contenuta in un corpo
umano (13), se questo dato può esprimere la “loro laboriosità” e
l’importanza della loro “salute”.
Quindi il glifosate(14) anche se non
agisce sulle cellule dei mammiferi, è capace di distruggere la loro
(nostra) flora batterica. Di conseguenza è stata formulata l’ipotesi che
l’aumento della frequenza della celiachia e delle intolleranze
alimentari dipenda sì dalla scarsa qualità del cibo e dal suo contenuto
in glutine, ma anche dalla ridotta efficienza della flora batterica
intestinale alterata. La disbiosi intestinale causa alterazioni della
funzionalità dell’intestino, della capacità di riassorbimento,
dell’integrità e del trofismo della mucosa, del diametro dei suoi pori, e
quindi la possibilità delle molecole di attraversare la parete
intestinale con conseguente minore o maggiore attivazione e risposta del
sistema immunitario. Le Placche del Peyer sono la prima e forse più
importante stazione del sistema immunitario (15). E’ verosimile che a
causa dell’infiammazione cronica delle pareti intestinali nascano poi le
malattie autoimmuni e le malattie degenerative, ma anche il diabete e
le malattie dismetaboliche, cardiovascolari, degenerative e
neoplastiche(16) e anche patologie psichiatriche come l’autismo(17).
In veterinaria si è già dimostrato che
alimentando polli con cibi che contengono glifosate avviene una
selezione della flora batterica per cui scompaiono molti lattobacilli e
compare il Clostridium Difficilis (18), che è causa di malattie già
descritte e diffuse fra i polli e difficilmente curabili.
Che cosa avviene invece negli umani? Di
seguito propongo una rassegna della letteratura scientifica
internazionale sui principali effetti che questo micidiale prodotto può
provocare.
La deplezione di serotonina può essere
causa dell’obesità (19), mentre la deplezione di fenilalanina provoca
deficit di tirosina e quindi di dopamina, che può essere causa
dell’aumento di malattia di Alzheimer(20). Invece la mancanza di zolfo,
per il suo ruolo nella sintesi del colesterolo precursore del
testosterone, e la contemporanea carenza di zinco possono essere
concausa della diffusissima ed ingravescente infertilità
maschile(21),(22).
Tutto questo sta avvenendo anche per la
specie umana. Il 70% della terra arabile del pianeta è trattato con
glifosate, più del 70% del cibo ne contiene tracce. Metà dei cittadini
europei non esposti direttamente in agricoltura a loro volta ne hanno
traccia nell’urina(23).Grazie anche al fatto che è ormai diffusa una
pratica agricola potenzialmente genocida, l’accelerazione della
maturazione del grano attraverso il trattamento del grano in fase di
prematurazione con glifosate, per ottenere una sua più rapida
essicazione(24). Purtroppo poi viene rapidamente trasformato in farina e
messo sul mercato nelle forme che tutti conosciamo
Molti studiosi ritengono che a causa
della diffusione e della concentrazione del glifosate stia avvenendo una
sperimentazione a carico della specie umana su una scala senza
precedenti, un esempio perfetto di rottura profonda dell’omeostasi
naturale da parte di una tossina ambientale (25), (26).
Ci sono studi che dimostrano la
relazione tra aumento dell’uso di glifosate e l’aumento delle diagnosi
di autismo (17, cit), di tumori della tiroide, di morti per malattie
intestinali. Sono dimostrate relazioni tra glifosate e i tumori della
mammella estrogeno-dipendenti (27), difetti alla nascita (28) (29), con i
linfomi non Hodgkin (30), (31), del testicolo e i mielomi. Queste sono
le principali e più recenti informazioni sugli effetti del glifosate.
Un’autentica minaccia si aggira per il
mondo e minaccia soprattutto le generazioni future. In una ricerca negli
USA su madri che allattano nel 30% dei casi si trova glifosate nel
latte materno a concentrazioni anche cento volte più elevate di quelle
ammesse nell’acqua per ritenerla potabile(32). E nessuno può ancora dire
quali effetti ci saranno sulle generazioni future, quali meccanismi
epigenetici saranno innescati e come si manifesteranno.
Data la latenza con cui si manifestano i
suoi effetti, siamo solo all’inizio della percezione del danno, di cui
vediamo solo la punta dell’iceberg. Il potere del convincimento della
multinazionale che lo produce, la comodità e l’immediato interesse
economico dei contadini, la disinformazione sistematica costituiscono
una barriera quasi inespugnabile.
Nel resto del mondo il glifosate è
legato alla coltivazione OGM, e i prodotti OGM ne contengono tutti,
mentre in Italia esse sono vietate dalle regioni, ma non per questo in
Italia se ne usa poco. Gli unici dati disponibili sono i 55 000 litri
della provincia di Treviso e i 290 000 della provincia di Ravenna. Da
questi si può estrapolare che nella provincia di Verona se ne usino
tranquillamente 200 000 litri/anno. L’unica regione in cui è dosato
nelle acque superficiali è la Lombardia, dove ne è trovato nell’80% dei
campioni delle acque superficiali.
Anche questo dato non può essere
ignorato dalla classe medica e un ampio dibattito dovrebbe scaturire su
questi temi, soprattutto pensando che la nostra provincia è quella in
cui si usano più pesticidi di tutta l’Europa.
Dr Giovanni Beghini
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