venerdì 30 gennaio 2015

Scelgo io i miei collaboratori per la fiducia e la passione che ci mettono in questo lavoro






Per info, se vi piace il materiale esposto, contattatemi al seguente cell. 3386079319

Agr. Leonardo Di Maio

martedì 27 gennaio 2015

Felci sempreverdi








Athyrium 'Silver lace'
Dryopteris erythosora
Polysticum setiferum
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lunedì 26 gennaio 2015

Quanto costa la potatura di un albero?

E’ opinione comune ma errata che la potatura corretta, eseguita da un Professionista, costa di più che un intervento eseguito da aziende improvvisate che operano senza cognizione di causa, eseguendo interventi di cimatura, riduzione drastica della chioma, capitozzatura.
Il costo economico della potatura errata dell’albero nel nostro giardino, lungo un viale  o all’interno di un parco cittadino non si limita all’intervento in sé. Un intervento di potatura errato, ad esempio la cimatura o la riduzione drastica della chioma, può causare danni irreversibili, espone l’albero a gravi problemi fitosanitari e, quindi, lo rende meno sicuro.
Se l’albero potato drasticamente sopravvive, entro pochissimi anni occorrerà intervenire con una nuova potatura di contenimento della vegetazione. La possibilità che vento e neve provochino la rottura di rami è maggiore e sarà quindi necessario intervenire periodicamente per contenerli e rimuoverli per evitare i possibili danni. Se l’albero muore, dovrà essere abbattuto.
La potatura errata implica quindi una serie di costi di manutenzione decisamente maggiori rispetto ai costi di una corretta potatura.

Non improvvisare per la cura dei tuoi alberi!

Per la potatura ed in generale per tutti gli interventi che riguardano i tuoi alberi rivolgiti ad un Arboricoltore professionista, in grado di operare secondo le moderne tecniche arboricolturali.
Affidarsi al primo giardiniere che suona alla tua porta può causare danni irreversibili ai tuoi alberi!

Ma chi è l’Arboricoltore?

arboricoltore_2L’arboricoltore e’ il professionista degli alberi. L’arboricoltore ha conoscenze di biologia, botanica, fisiologia degli alberi, arboricoltura, norme di sicurezza previste sia per la gestione del lavoro da svolgere sia per la sicurezza delle aree in cui opera.
L’arboricoltore si occupa con professionalità’ e competenza di tutte le fasi della vita di un albero: progettazione dell’impianto o posa, scelta della specie, piano di cura e potatura, verifiche e controlli di stabilita’, presenza di malattie, ecc….
L’arboricoltore svolge il suo lavoro con onesta’, competenza e profonda passione perche’ e’ spinto dall’amore per gli alberi, consapevole di quanto è importante che ci siano, sani e sicuri, nelle nostre città.

Come scegliere un arboricoltore per la cura dei tuoi alberi

-Richiedi sempre un curriculum professionale, verifica il percorso formativo e l’esperienza negli interventi di arboricoltura.
-Richiedi sempre un preventivo che specifichi il lavoro che l’arboricoltore intende fare sull’albero.
-Una offerta bassa può essere un indicatore di una scarsa qualità del lavoro che verrà realizzato. Nel confrontare preventivi diversi tieni conto della capacità tecnica ed organizzativa, della sicurezza e delle garanzie rispetto alla buona riuscita del lavoro.-Richiedi certificazioni, verifica che eventuali dipendenti siano regolarmente assicurati.
-Accertati dell’esistenza dell’assicurazione civile.
-Se l’intervento dovrà essere eseguito mediante utilizzo della tecnica del tree climbing, verifica che l’arboricoltore sia abilitato ai lavori su fune.

mercoledì 21 gennaio 2015

Educazione ambientale sarà obbligatoria a scuola



Da prossimo anno, progetto è di ministeri Ambiente-Istruzione


Educazione ambientale sarà obbligatoria a scuola Educazione ambientale sarà obbligatoria a scuola
(di Stefania De Francesco)

Mini rivoluzione fra i banchi di scuola: l'educazione ambientale diventerà una materia obbligatoria, dalla materna sino alla secondaria superiore, dal prossimo anno. Dal riciclo dei rifiuti alla tutela del mare e del territorio, dalla biodiversità all'alimentazione sostenibile, i temi ambientali entreranno in aula per ora durante l'insegnamento di altre materie, come geografia, scienza, arte, in attesa di imporsi con un'ora strutturale, tutta riservata a loro. Le linee guida del progetto sono pronte e sono contenute in un faldone da circa 150 pagine.

L'idea è nata al ministero dell'Ambiente dove il sottosegretario Barbara Degani ha sviluppato nei mesi scorsi un impianto che è stato poi scritto a quattro mani con il ministero dell'Istruzione per studiarne l'applicazione ai vari gradi scolastici. A breve sarà presentato al pubblico ma per quello che si è potuto sapere saranno dieci gli argomenti base selezionati e sviluppati a seconda dell'età degli alunni. Le linee guida comprendono schede di approfondimento per i vari percorsi didattici in modo che l'ambiente, in tutte le sue declinazioni - dalle nozioni scientifiche all'uso nell'arte, sino al rispetto nell'uso delle tecnologie - possa entrare nella vita dei giovani. Soprattutto il concetto di rispetto dell'ambiente. L'obiettivo, quindi, è insegnare ai bambini come porsi in modo corretto nei confronti dell'ambiente che li circonda.

"E' un progetto molto importante che avrà una grande ricaduta su tutto il Paese" ha assicurato il sottosegretario, intervenendo oggi ad un convegno. L'educazione ambientale, nel progetto del ministero dell'Ambiente, non dovrà essere più discrezionale come avviene oggi nell'ambito delle materie di educazione civica. Il progetto "parte proprio dai bambini" che "sono il nostro futuro - ha spiegato Degani - e potranno a pieno titolo essere chiamati nativi ambientali". Un concetto tanto caro al ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti, per il quale la diffusione della cultura ambientale tra i giovani e' un tema fondamentale tanto che ne ha fatto una delle missioni principali del suo mandato per sviluppare una cultura ambientale nel Paese.

"Credo che comminare sanzioni, contemplare reati in ambito ambientale sia doveroso ma non sia sufficiente" è l'idea del sottosegretario Degani: "è necessario intervenire con una politica di grande respiro, a lungo termine altrimenti il patrimonio che abbiamo a disposizione oggi non ci sarà più domani. Ecco allora entrare in campo l'Educazione ambientale come strumento imprescindibile da cui partire per far capire l'importanza di alcune scelte". Il presidente della Commissione Ambiente della Camera, Ermete Realacci, accoglie positivamente il progetto ma avverte: "Rendere l'educazione ambientale obbligatoria a scuola è una scelta molto positiva, ma non deve rappresentare una mera aggiunta di una materia, rappresenti piuttosto anche l'introduzione di forme nuove di apprendimento per educare alla convivenza civile e al futuro".

martedì 20 gennaio 2015

PATENTINO ADDIO

th PATENTINO ADDIODopo oltre 45 anni, lo scorso 26 novembre è andato in pensione il “patentino”, ossia l’autorizzazione all’acquisto dei presidi sanitari (ora prodotti fitosanitari) tossici, molto tossici e nocivi, sostituito dal nuovo certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo, che interesserà tutti i prodotti fitosanitari e coadiuvanti per uso professionale, indipendentemente dalla loro classificazione ai sensi del decreto legislativo 14 agosto 2012, n. 150 e del decreto 22 gennaio 2014, Pan. I vecchi “patentini” in corso di validità (la cui durata è di 5 anni) potranno essere utilizzati sino alla loro scadenza naturale. Per chi dovesse acquistare e utilizzare prodotti fitosanitari e/o coadiuvanti, il Dlgs 150/2012 e il decreto 22 gennaio 2014 dettano un nuovo percorso formativo. Lo scrivono gli agronomi Gianni Azzali e Pamela Possenti in uno studio pubblicato dall’Ordine degli agronomi della Provincia di Milano. «Gli utilizzatori futuri di prodotti fitosanitari e coadiuvanti dovranno frequentare – precisano – i corsi tenuti da Regioni e Province autonome e superare positivamente l’esame finale, dopo aver dimostrato di avere frequentato almeno il 75% delle lezioni. La frequenza non è obbligatoria per i candidati “in possesso di diploma di istruzione superiore di durata quinquennale o di laurea, anche triennale, nelle discipline agrarie e forestali, biologiche, naturali, ambientali, chimiche, farmaceutiche, mediche e veterinarie”, per i quali è previsto “solo” il superamento dell’esame finale. Il decreto legislativo 150/2012 prevede alcune norme specifiche in tema di formazione professionale e di abilitazione all’esercizio della vendita, all’acquisto dei fitosanitari e alla consulenza.
In breve, a partire dal 26 novembre 2015:
•    chiunque intenda esercitare la vendita dei prodotti fitosanitari dovrà essere in possesso di un certificato di abilitazione ad hoc (sanzione da 5.000 a 20.000 euro per i trasgressori), rilasciato secondo i competenti ordinamenti regionali ai soli diplomati o laureati in discipline agrarie, forestali, biologiche, ambientali, chimiche, mediche e veterinarie, purché abbiano frequentato con valutazione positiva i sopra accennati corsi di base. Il certificato avrà validità quinquennale e sarà rinnovabile alla scadenza su istanza del titolare, previa verifica della partecipazione a specifici corsi di aggiornamento, mentre sono fatte salve, fino alla loro scadenza, le abilitazioni alla vendita già rilasciate a norma del Dpr 23 aprile 2001, n. 290 e successive modificazioni;
•    l’utilizzatore professionale che acquisti per l’impiego diretto, per sé o per conto terzi, prodotti fitosanitari e coadiuvanti dovrà essere in possesso di specifico certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo rilasciato dalle Regioni e dalle Province autonome di Trento e di Bolzano, secondo i propri ordinamenti. I prodotti fitosanitari e i coadiuvanti potranno essere utilizzati soltanto da coloro che sono muniti di apposito certificato di abilitazione all’acquisto e all’utilizzo rilasciato dalle Regioni e dalle Province autonome, secondo i propri ordinamenti e ai soggetti che sono in possesso dei seguenti requisiti: siano maggiorenni e abbiano frequentato appositi corsi di formazione e ottenuto una valutazione positiva. Il certificato sarà valido per cinque anni e alla scadenza verrà rinnovato, a richiesta del titolare, previa verifica della partecipazione a specifici corsi o iniziative di aggiornamento. Nel punto vendita dei prodotti fitosanitari dovrà essere presente almeno una persona – titolare o dipendente – che sia in possesso del relativo certificato di abilitazione e dunque dell’idoneità a fornire adeguate informazioni all’utilizzatore finale sul corretto uso dei prodotti fitosanitari e dei coadiuvanti, in materia di rischi e sicurezza per la salute umana e per l’ambiente connessi al loro impiego, nonché sul corretto smaltimento dei rifiuti. Il distributore avrà l’obbligo di accertare la validità del certificato di abilitazione e l’identità dell’acquirente e di registrare i prodotti venduti con il riferimento al numero o codice dell’abilitazione. A partire dal 26 novembre 2015, il personale del punto vendita di prodotti fitosanitari dovrà fornire all’acquirente che risulti utilizzatore “non professionale” le informazioni generali sui rischi per la salute umana e l’ambiente connessi all’uso di prodotti fitosanitari, sui pericoli derivanti dall’esposizione agli stessi e infine sulle condizioni per un corretto stoccaggio, manipolazione, applicazione e smaltimento di questi prodotti. Per i trasgressori sono previste sanzioni con importi che variano da 1.000 a 5.000 euro. I corsi di base e di aggiornamento per tutti i soggetti interessati all’uso di prodotti fitosanitari (gli utilizzatori professionali, i distributori e i consulenti) avranno come oggetto materie quali: la legislazione nazionale e comunitaria relativa ai prodotti fitosanitari e alla lotta obbligatoria contro gli organismi nocivi, i pericoli e rischi associati ai prodotti fitosanitari, ossia:
•    modalità di identificazione e controllo dei prodotti fitosanitari;
•    rischi per operatori, consumatori, gruppi vulnerabili e residenti o che entrano nell’area trattata;
•    sintomi di avvelenamento da prodotti fitosanitari, interventi di primo soccorso, informazioni sulle strutture di monitoraggio sanitario e accesso ai relativi servizi per segnalare casi di incidente;
•    rischi per le piante non bersaglio, gli insetti benefici, la flora e la fauna selvatiche, la biodiversità e l’ambiente in generale;
•    rischi associati all’impiego di prodotti fitosanitari illegali (contraffatti) e metodi utili alla loro identificazione;
•    strategie e tecniche di difesa integrata, di produzione integrata e di contenimento biologico delle specie nocive nonché principi di agricoltura biologica, oltre a informazioni sui principi generali e sugli orientamenti specifici per coltura e per settore ai fini della difesa integrata, con particolare riguardo alle principali avversità presenti nell’area;
•    valutazione comparativa dei prodotti fitosanitari, con particolare riferimento ai principi per la scelta dei prodotti fitosanitari che presentano minori rischi per la salute umana, per gli organismi non bersaglio e per l’ambiente;
•    misure per la riduzione dei rischi per le persone, gli organismi non bersaglio e l’ambiente;
•    corrette modalità di trasporto, di stoccaggio dei prodotti fitosanitari, di smaltimento degli imballaggi vuoti e di altro materiale contaminato e dei prodotti fitosanitari in eccesso (comprese le miscele contenute nei serbatoi), in forma sia concentrata che diluita;
•    corretto uso dei dispositivi di protezione individuale (Dpi) e misure di controllo dell’esposizione dell’utilizzatore nelle fasi di manipolazione, miscelazione e applicazione dei prodotti fitosanitari;
•    rischi per le acque superficiali e sotterranee connessi all’uso dei prodotti fitosanitari e relative misure di mitigazione. Idonee modalità per la gestione delle emergenze in caso di contaminazioni accidentali o di particolari eventi meteorologici che potrebbero comportare rischi di contaminazione da prodotti fitosanitari;
•    attrezzature per l’applicazione dei prodotti fitosanitari;
•    gestione e manutenzione delle macchine irroratrici, con particolare riferimento alle operazioni di regolazione (taratura);
•    gestione e manutenzione delle attrezzature per l’applicazione di prodotti fitosanitari e tecniche specifiche di irrorazione (per esempio irrorazione a basso volume e ugelli a bassa deriva);
•    rischi specifici associati all’uso di attrezzature portatili, agli irroratori a spalla e le relative misure per la gestione del rischio;
•    aree specifiche ai sensi degli articoli 14 e 15 del decreto legislativo 150/2012;
•    registrazione delle informazioni su ogni utilizzo dei prodotti fitosanitari.
Inoltre, il Piano d’azione nazionale per l’uso sostenibile dei prodotti fitosanitari definisce anche i requisiti relativi al sistema di formazione:
•    la durata minima dei corsi di base e di aggiornamento;
•    le modalità di partecipazione al corso di formazione e di aggiornamento e la disciplina dell’obbligo di frequenza;
•    le modalità di valutazione;
•    le modalità di svolgimento dei corsi di aggiornamento;
•    i criteri per l’individuazione dei soggetti competenti alla realizzazione delle attività formative e di valutazione;
•    i criteri per la sospensione e la revoca delle abilitazioni;
•    i criteri per la certificazione delle conoscenze acquisite attraverso l’attività di formazione e per il rilascio delle relative abilitazioni.
Le Regioni e le Province autonome istituiranno entro il 26 novembre 2015 il sistema di formazione e di abilitazione, individuando al proprio interno gli organismi idonei a svolgere l’esame finalizzato al rilascio dei certificati utili per l’uso professionale dei prodotti, la loro distribuzione e la consulenza sugli stessi. Occorre ricordare che, ai sensi del dlgs 150/2012, articoli 8 e 9, dal 26 novembre 2015 svolgere attività di consulenza inerente l’impiego di prodotti fitosanitari e di coadiuvanti senza essere in possesso del “Certificato di abilitazione all’attività di consulente”, salvo che il fatto costituisca reato, è punito con una precisa sanzione amministrativa pecuniaria al pagamento di una somma che può variare dai 5.000 ai 20.000 euro». (17.01.15)

martedì 13 gennaio 2015

Phytophthora austrocedrae, patogeno da non sottovalutare


C' è un nuovo, potenziale rischio fitosanitario per molte cupressacee, a causa di una specie di Phytophthora ancora poco conosciuta. P. austrocedri è stata descritta nel 2007 in Argentina come causa della moria di Ciprès de la cordillera (Austrocedrus chilensis (D. Don) Pic. Ser. e Bizzarri; sinonimi: Cipresso della Cordigliera; Chilean incense Cedar; Mountain cypress) in Patagonia. Il patogeno è stato trovato in Gran Bretagna nel 2010 come agente di deperimento del ginepro (Juniperus communis) e nel 2011 in un parco del Nord Inghilterra su Chamaecyparis lawsoniana e Chamaecyparis nootkatensis.

Segnalato in Germania nel 2001 dal Julius Kuhn-Institute Datasheet su Juniperus horizontalis “Glauca”, è attualmente incluso (num. 21) nella lista delle 29 specie di Phytophthora considerate critiche per gli USA, pubblicata dal CPHST-Plant Epidemiology and Risk Analysis del 2009. Recentemente P.austrocedrae è stata inclusa nella Cooperative Agricultural Pest Survey List (2014) e considerata una priorità nei programmi di regolamentazione USDA.

Studi su Phytophthora austrocedrae sono condotti in Gran Bretagna ed Argentina dove la malattia è diffusa in natura su specie arboree ed arbustive autoctone, rispettivamente Juniperus communis ed Austrocedrus chilensis. I sintomi su ginepro consistono nell’apparizione di diffusi disseccamenti della chioma come conseguenza di lesioni delle parti basali, originate sul sistema radicale e velocemente estese lungo il tronco. Pur con meno frequenza sono state descritte anche lesioni su parti aeree.
Floema e tessuti cambiali della pianta vanno incontro ad immediata distruzione e perdita di funzionalità. Il cipresso della cordigliera presenta lesioni radicali e basali non oltre il primo metro da terra. Floema, cambio e primi strati xilematici vengono invasi dalle ife del patogeno.
Le piante colpite sono fortemente soggette a sradicamento a causa dei veloci processi di marciume radicale ad opera dei numerosi organismi secondari, prontamente attivi dopo la morte dei tessuti vitali causata da P.austrocedrae. Le modalità di infezione di questo patogeno, lungi dall’essere comprese adeguatamente, dimostrano, in accordo con quelle di altre specie congeneriche maggiormente studiate, di avere una complessità assai alta e di poter fare conto su più strategie di infezione dirette verso più tessuti bersaglio dell’ospite: rami, fusto, chioma, radice e probabilmente anche radici sottili.

Sia in Europa che in America Latina la malattia è maggiormente concentrata in stazioni a scarso drenaggio e lungo le zone di impluvio. Molte specie di Phytophthora condividono questo aspetto ecologico, legato alle tecniche di dispersione acquatica delle spore. Recenti rilievi su vaste aree nella provincia del Chubut hanno mostrato che pascolo brado e presenza di strade sono i fattori maggiormente significativi per l’incidenza della malattia.
La prima segnalazione del Mal del Ciprès fu effettuata nei pressi dell’arboreto dell’isola Victoria, Lago Nahuel Huapi, Provincia del Rio Negro e Neuquén, nel 1948. L’arboreto, associato ad attività vivaistica, è tuttora presente. Ebbe origine all’inizio del novecento ad opera di immigrati Ungheresi. Grazie a questo particolare ed in base a dati molecolari per ora assai deboli, pare logico supporre che il patogeno possa essere giunto in Europa dall’America Latina, ma il suo indigenato, per il momento, resta sconosciuto.
La notevole virulenza di P.austrocedrae e la propensione verso la famiglia delle Cupressaceae, giustificano pienamente le misure precauzionali adottate dagli Stati Uniti. L’Unione Europea, nella fatispecie a supporto ed in collaborazione con il settore vivaistico, dovrebbe accendere un ultriore nuovo riflettore sulla questione, al fine di arginare eventuali seri problemi (effettivi e non più eventuali per UK) tanto per il commercio di painte in vaso, quanto per la tutela di aree naturali a rischio.
Duccio Migliorini
Istituto per la Protezione Sostenibile delle Piante – CNR
DiBA Università degli studi di Firenze

domenica 11 gennaio 2015

Calicanto

In molti giardini si trova un arbusto antico, di facile coltivazione, che dà un po’ di colore all’inverno: il Falso Calicanto (Chimonanthus praecox). Molti confondono questo arbusto, a fioritura invernale, con il vero Calicanto (Calycanthus floridus), che è invece a fioritura estiva.
Il Chimonanthus praecox è un arbusto che può arrivare all’altezza di oltre due metri. Ha foglie ovate che terminano a punta, di un verde chiaro.
La crescita dell’arbusto è piuttosto disordinata e durante la bella stagione non ha un aspetto di particolare interesse ornamentale.
Arbusto di Chimonanthus praecox in un giardino giapponese.
Arbusto di Chimonanthus praecox in un giardino giapponese.
I fiori sono sessili (senza picciolo) e spuntano direttamente sui rami. Sono piccoli, di colore giallo, con la gola rossastro-purpurea ed emanano un profumo dolce e piacevole.
La coltivazione del Chimonanthus praecox è alla portata di tutti. Ponetelo in un luogo soleggiato, con terreno profondo e ricco. Al momento dell’impianto scavate una buca larga più della zolla della pianta, in modo da poter aggiungere una certa quantità di concime organico come compost o stallatico. Una volta piantato, bagnate abbondantemente in modo da assestare il terreno e farlo aderire alle radici.
Se lo piantate in primavera, annaffiatelo regolarmente (appena vedete che il terreno è asciutto) per tutta la stagione vegetativa (fino a che non avrà perso le foglie in autunno). Se invece lo piantate in autunno, basterà l’annaffiatura iniziale e, in caso la stagione sia insolitamente calda e secca, poche altre. Sospendete ogni annaffiatura appena giungeranno le gelate.
Dopo il primo anno non sarà necessario annaffiare ulteriormente. Il Chimonanthus praecox è una pianta forte e
indipendente e si accontenta delle piogge. Al massimo potrete bagnare in estate se la stagione è secca e molto calda.
Fiori di Chimonanthus praecox.
Fiori di Chimonanthus praecox.
Durante l’inverno la pianta non necessita di protezione perché è in grado di resistere a temperature anche molto basse.
Dopo la fioritura potete intervenire con una potatura leggera. Eliminate i rami danneggiati e rotti, quelli troppo interni e quelli secchi. Insomma, fate una pulizia più che una vera e propria potatura. Se la pianta è troppo cresciuta, potete anche accorciare i rami che salgono verso l’alto. Questo aiuterà l’esemplare a produrre anche rami bassi, evitando che si svuoti in basso a favore esclusivamente della vegetazione alta.
La riproduzione del C. praecox si può praticare da talea o da seme.
Frutti di Chimonanthus praecox.
Frutti non ancora maturi di Chimonanthus praecox.
Alla fine della fioritura l’arbusto produce dei frutti di forma allungata e consistenza semi-legnosa. Una volta maturi (a maturazione cambiano colore da verde a marrone e seccano) li potrete raccogliere per estrarre i semi. Questi vanno seminati in una seminiera o in un vaso basso e largo, usando come substrato una miscela di sabbia vagliata e torba in ragione di uno a uno. Seminateli in autunno e lasciate il contenitore all’esterno. Le nuove piantine spunteranno a primavera.
Le talee invece si fanno nella tarda primavera o in estate. Si coglie la parte terminale del ramo per una lunghezza di tre-quattro nodi, si eliminano le foglie più basse, lasciandone una o due in punta (tagliate le foglie a metà se sono grosse), e si piantano in un vaso usando la stessa miscela che si usa per la semina. Tenete umido il terriccio cercando di evitare i ristagni e gli eccessi d’acqua.
Le nuove piantine possono essere subito piantate in giardino, anche se è consigliabile coltivarle per un anno in vaso prima di trapiantarle a dimora. Il Chimonanthus cresce velocemente e in un paio d’anni avrete già un
Fiore di Calycanthus floridus.
Fiore di Calycanthus floridus.
arbusto di dimensioni rispettabili.
La confusione con il vero Calycanthus avviene a causa della grande somiglianza tra i due arbusti (quasi
impossibili da distinguere se non sono in fiore). IL Calycanthus floridus però fiorisce in estate producendo dei fiori rosso-marroni che difficilmente si notano nell’intrico delle foglie. È molto meno diffuso del C. praecox.

venerdì 9 gennaio 2015

La potatura degli alberi da frutto: come e dove effettuare i tagli

Imparare a potare attraverso un blog è cosa ardua, perché per quanti consigli si possa dare, quando ci troveremo di fronte al nostro albero tutte le certezze crolleranno e un qualsiasi ramoscello ci farà piombare nello sconforto: lo taglio o non lo taglio? Questo sarà il dilemma fino a quando non avremo riposto le cesoie in un cassetto.
Tuttavia molti di voi ci chiedono aiuto, quindi proviamo a darvi dei suggerimenti, che anche se generici, sono alla base di qualsiasi buona potatura.

Per prima cosa una buona potatura rispetta sempre la forma naturale di una pianta (evitiamo in questa fase le potature particolari: a spalliera, a piramide, ecc), perché una pianta ben formata oltre che bella da vedersi porta sempre anche molti frutti. Prima di mettere mano alle cesoie dobbiamo però sapere che tipo di potatura dobbiamo effettuare (di allevamento, produzione, ringiovanimento, ecc.) e pensare che la parte interna di ogni albero necessita di luce e di aria: i raggi di sole dovranno penetrare nella chioma e  l’aria dovrà circolare ovunque. Inoltre, soprattutto inizialmente, dovremo cercare di individuare le branche principali che, partendo dalla base del tronco, costituiranno l’impalcatura del nostro albero (in genere non meno di tre) e lasciare che queste guidino l’intera operazione che andremo a compiere.
Con questo in mente cercheremo di dare al nostro albero una forma armoniosa e simmetrica. Come?
1. Tagliando i rametti secchi, rotti e quelli più deboli.
2. Eliminando quelli orientati verso l’interno e i ricacci verticali, che vanno ad incrociarsi con altri rami, e quelli che crescono paralleli e troppo ravvicinati.
3. Abbasseremo i rami troppo alti (perché poi i frutti dovremo pure raccoglierli) e scorceremo quelli laterali divenuti troppo lunghi. In pratica conterremo la crescita eccessiva.
4. Cerchiamo di fare in modo che la parte sinistra assomigli nella forma alla parte destra del nostro albero.
Come si effettuano i tagli? Se vogliamo seguire la logica della potatura naturale, non dovremo mai tagliare i rami a metà, ma sempre vicino alla biforcazione con altri rami. Il taglio dovrà essere netto e leggermente inclinato al ramo (guardate i disegni), e dovrà sporgere di pochissimo, in modo da non lasciare monconi. Altra cosa importante è evitare i cosiddetti ‘scosciamenti’ dei rami quando tagliamo con il seghetto quelli più grossi.
Questo problema si verifica quando il ramo si stacca prima di avere terminato il taglio, ferendo in malo modo l’albero. Per evitare che questo accada e che il nostro taglio sia sempre netto e preciso, seguiamo la tecnica indicata nella foto con i tre tagli: il primo parte dal basso verso l’alto e si ferma a metà; il secondo lo faremo di fianco, ma partendo questa volta dall’alto verso il basso e recidendo tutto il ramo; mentre il terzo sarà quello definitivo, netto e perfetto e più vicino al tronco, da fare con tutta tranquillità perché non avremo che da scorciare il moncone rimasto. Per quanto riguarda i rami piccoli effettuiamo sempre il taglio sopra ad una gemma e per capire cosa sia una gemma guardiamo questo filmato.
Non è che con queste quattro regole abbiamo esaurito un argomento così importante, però speriamo di avervi fornito dei piccoli suggerimenti su cui iniziare a riflettere, prima di passare all’azione. Sono consigli universali validi per tutti gli alberi da frutto. Chi volesse approfondire la propria conoscenza e non lo spaventano lunghe pagine di botanica scritte on line, guardi questo link sulla potatura degli alberi da frutto.
Se non vi sentite ancora troppo sicuri e venite all’ultimo minuto assaliti dalla ‘sindrome da potatura’ (è terribile: sudorino e tremolio incontrollabile!)  trovate qualcuno che, perlomeno la prima volta, possa guidarvi in questa operazione, un vicino, un amico o meglio ancora un giardiniere volenteroso. Può bastare anche una sola volta per capire i principi base. E poi coraggio e determinazione! Non dobbiamo pensare che ogni taglio comprometterà irrimediabilmente la vita del nostro albero! Al massimo avremo qualche frutto in meno, un albero un po’ meno aggraziato, ma con il tempo si può sempre rimediare!

Abutilon



OGGI PARLIAMO DI: ABUTILON VARIEGATA

DESCRIZIONE GENERALE

Arbusto sempreverde; in natura raggiunge i 2-3 metri di altezza ed ha portamento tondeggiante. Presenta fusti molto ramificati, che formano una chioma densa, costituita da grandi foglie di colore verde chiaro, molto simili per forma alle foglie dell'acero. I fiori sono grandi, campanulati, leggermente penduli. Il calice è rosso ed avvolge la corolla gialla. I calici dei fiori, i rami e le foglie sono ricoperti da una sottile peluria sericea. Ai fiori fanno seguito i frutti, piccole bacche scure, che rimangono sulla pianta per molte settimane nei mesi invernali

DESCRIZIONE ESPOSIZIONE

Preferiscono le posizioni soleggiate, dove fioriscono molto abbondantemente; si possono coltivare anche a mezz'ombra, a condizione che vengano raggiunti dai raggi del sole per almeno 4-5 ore al giorno

DESCRIZIONE FIORITURA

Da primavera inoltrata fino ai primi freddi

CURA

CONCIMAZIONE: Nel periodo vegetativo fornire del concime per piante da fiore ogni 10-15 giorni, mescolato all'acqua delle annaffiature

IRRIGAZIONE: Da marzo ad ottobre annaffiare regolarmente, evitando di inzuppare eccessivamente il terreno ed attendendo che asciughi leggermente tra un'annaffiatura e l'altra; in inverno annaffiare sporadicamente, nelle giornate calde. Le piante tenute in appartamento vanno annaffiate anche nei mesi freddi, ricordando di vaporizzare spesso la chioma con acqua demineralizzata

POTATURA: Dopo la fioritura si accorciano i rami più forti delle piante adulte, perchè mantengano una forma ordinata. Durante l'estate si possono cimare le punte, per favorire l'infoltimento della pianta

MALATTIE: Principalmente cocciniglia, da trattare con prodotti specifici, ma anche afidi e mosca bianca

PARTICOLARITA': Si consiglia di acquistare la pianta all'inizio della primavera per la fioritura. Ha bisogno di un'annaffiatura frequente nel periodo vegetativo

TEMPERATURA: Temperatura ottimale tra i 13° ed i 24°C. Sopporta i rigori invernali, ma temono temperature inferiori ai -7°C, quindi nelle zone con inverni molto rigidi vanno riparate in casa o in serra fredda

RINVASO: Ogni anno ad inizio primavera

SUBSTRATO: Porre a dimora in terreno molto ricco di humus, soffice e ben drenato; gli abutilon coltivati in contenitore mantengono dimensioni abbastanza contenute, che rimangono tali se si evita di utilizzare contenitori eccessivamente capienti

PROPAGAZIONE: Avviene per seme, in febbraio-marzo, in letto caldo; le nuove piantine si possono porre a dimora in aprile-maggio. Può avvenire anche tramite talee semilegnose, durante il periodo che va dalla tarda primavera a fine estate, che si piantano in miscugli di sabbia e torba in parti uguali e poste in un cassone, con temperatura basale di 18°C; una volta radicate si trapiantano in vasetti di 10-12 cm