giovedì 26 aprile 2012

Possibile soluzione per creare un'area cani dimensione Uomo-Cane

Camminando sui marciapiedi della mia città,  Desio, ma anche per altri centri urbani dell’interlan o addirittura la stessa Milano, mi accorgo ancora di inoltrarmi un campo minato dagli escrementi canini. Una vera piaga per le nostre città. Ricordo con affetto la scuola elementare con l’insegnamento civico: rispettare le persone anziane, non buttare le carte per terra o dal finestrino, esistono i cestini per quest’ultimo( a volte!commento), la carta della caramella mettila in tasca, a casa mamma la butta, la segnaletica stradale, come si attraversa una strada etc. Penso di averle dette tutte, ma per tenere il cane, invece, senza dar fastidio ad altri e sporcare in giro?
 Per la legge italiana, ora, il miglior amico dell’uomo è un appartenente al nucleo familiare, anche lui andrebbe educato e amministrato e  su certe questioni di igiene non se ne può dare una colpa. Sin dagli anni 90 sono stato incaricato dal comune di Milano di  stimare il progetto delle nuove aree cani, cosa che allora partiva come una nuova avventura: aree attrezzate per accogliere cane e padrone, dove il primo poteva scorazzare liberamente senza museruola. Queste erano costituite da un seminativo erboso, qualche paletto, rete di delimitazione e protezione, in quanto gli animali tendenzialmente venivano sciolti, opportuna segnaletica informativa e proibitiva e il distributore di paletta-sacchettino all’ingresso del parco. Allora innovativo per la cittadinanza milanese.
L’area cani, così come descritto costruita, si presenta attualmente priva di manto erboso, per il grattare abituale del cane, dove quest’ultimi si trovano a rotolare nel fango e non aggiungo altro; il giardiniere manutentore, a mio parere, necessiterebbe di  protezioni maggiorate, in quanto  vi è un rischio biologico: il motivo è di facile immaginazione.
Quest’ultima soluzione aveva sicuramente un aspetto funzionale e innovativo all’epoca, ma  considerando che ancora si verificano sporcizie in giro, a mio parere, deve essere migliorata nell’aspetto, nella funzionalità e nella possibilità di ampliamento e divulgazione, questo tipo di opera, anche a livello culturale.
Il proposito che propongo è questo: creare un isola di pace tra cane, uomo e amministrazione. Il modo per  instaurare una certa sensibilità e funzionalità a questo sistema è quella di sostituire il fondo erboso con un tappeto erboso sintetico e delimitare l’area come si faceva col vecchio sistema. L’innovazione sta che si può costruire in qualsiasi ambiente, persino in una piazza, l’importante che vi sia la presenza di una rete drenante apposita per i liquami sotto il manto sintetico: se fosse su terra non si necessiterebbe di fognatura, massimo si prevede un fondo di sabbia o ghiaia.
Il sistema funziona con la presenza in loco del distributore della paletta- bustina, e cestino per l’apposita raccolta. Il cane se fa pipì non succede nulla, il tappeto sintetico è drenante, i liquidi vanno in falda o magari  in un pozzo perdente; se fa la pupù il padrone è obbligato a fare il suo dovere come se fosse su strada: a raccogliere. Chiaramente il precipitare delle deiezione sul manto sintetico non  rende la superficie salubre e quindi anche le amministrazioni devono svolgere il loro senso civico: quello di mantenere pulito il manto sintetico con dei prodotti detergenti ogni qual volta se ne necessiti. La polizia locale ha il dovere di multare i trasgressori  e segnalare le anomalie. Il sistema ha un maggior controllo se installato in una piazza.
Questo sicuramente farebbe notare lo sforzo amministrativo, per far si che qualsiasi cittadino trova piacere a rispettare le nuove normative vigenti , le città e l’amore per i cani e l'uomo.

Il mio contributo.

martedì 10 aprile 2012

Inaugurazione Nuova Sede Operativa

lunedì 9 aprile 2012

ILLY CAFè


Per caso ricevo una chiamata dal mio amico Eddy che mi chiede aiuto per allestiste la terrazza verde fuori dal propio locale. Lui ha già un’idea forte: vuole usare delle vecchie fioriere in legno che vuole risistemare e verniciare. Deve essere una cosa florida nell’insieme del locale: un isola di pace. Noto che il barista conserva dei vecchi pali di 3.00 mt in bambù: da lì nasce l’idea( sicuramente dopo l’aperitivo. ;) ).
La mattina che decido di eseguire il lavoro, Eddy mi fa trovare le fioriere pronte per essere allestite: sbiancate. La ferramenta, adiacente al locale, ci fornisce il materiale necessario. Comincio a montare, confronto gli spazi e metto in opera l’allestimento. Da lì sfogo alla fantasia:
qualche canna di bambù, qualche legaccio in gomma e il gioco è fatto.
Per accompagnarsi allo stile della Piazza, sito del locale a Lissone(MB), decidiamo, per la scelta delle essenze, di riproporci a quello già presente: usiamo il Rhyncospermun jasminoides, o meglio il ‘falso gelsomino’.
Il disegno della struttura, fioriera in legno con grigliato in bambù, è decisamente stupendo, quasi dispiace coprirlo con il verde: comunque l’effetto è decisamente sensazionale, unico.
Lo spazio ricreato riceve la luce necessaria, si abbina al locale come voluto e crea una sorta di riparo a chi sosta nella piccola terrazza.


 Eddy ha già predisposto il tocco di classe: i tavolini in tinta coi colori del locale. 

Tutto funziona.
Ringrazio Eddy e Marco. Spero nei loro grandi successi.

lunedì 2 aprile 2012

VERDE PENSILE

CORRIERE DELLA SERA

Su Sette Green

Giardini pensili da 50 euro,
un lusso che diventa popolare

La richiesta di verde sui tetti cresce in Italia. Nascono prati perfino sui palazzi di edilizia pubblica

Leggi “verde pensile” e pensi alle piante sospese nei canestri e ai giardini sui tetti di Babilonia. Invece, in modo assai meno leggendario, oggi i giardini sui tetti sono un dato di fatto in Gran Bretagna e negli Stati Uniti. E in modo assai più insospettabile a investire in trionfali orti e prati sul tetto di casa – ma anche sopra il garage o in verticale, sulla parete di un edificio – spuntano i Paesi teutonici: Germania, Austria e Svizzera. Per non dire di sorprese come Kosovo e Albania. E se c’è un Paese in cui la tendenza sta crescendo in modo significativo, questo è l’Italia. Dove il verde pensile piace sempre di più. Ai privati, che sfruttano gli spazi per avere un giardino anche in città. Alle aziende, che vogliono soluzioni estetiche per darsi una bella immagine eco-friendly. E addirittura al settore pubblico, che sempre più spesso lo usa per la copertura di edifici come scuole, parcheggi e perfino i terrazzi sopra le scuole popolari. Da Bolzano a Pozzuoli.
Giardini pensili Giardini pensili    Giardini pensili    Giardini pensili    Giardini pensili    Giardini pensili
COSA DA RICCHI - Una cosa da ricchi? Ecco l’altra grande novità: dipende. Certo, se uno ha in mente il Parco Guell di Barcellona, disegnato da Antoni Gaudí nei primi anni del Novecento: ma lì siamo nell’ambito dei capolavori. «In realtà, per “verde pensile” oggi s’intende tutto ciò che è sospeso», spiega Francesca Paolucci della Roncole, designer specializzata in paesaggi e giardini. «Quindi i roof garden come quelli di New York, che li ha scoperti una quindicina di anni fa lanciando la moda, ma anche un bel terrazzo con le piante in vaso». In pratica si va da un semplice prato sul tetto, per cui si possono spendere (solo) 50 euro al metro quadro – proprio come una banale piastrellatura – a soluzioni che prevedono piante rare e piscina (di esempi in cima ai palazzi milanesi ce ne sono ormai parecchi) senza limiti di prezzo.
PIANTE CHILOMETRO ZERO - I giardini sospesi sono belli, ma – ecco spiegata una delle ragioni del successo attuale – soprattutto utili per quanto riguarda il risparmio energetico. Maurizio Crasso, geologo che dirige la divisione Seic Verde Pensile dell’Harpo Group, una delle aziende italiane del settore, concentra la sua attenzione proprio su questo: «Il verde pensile funge da isolamento termico: d’estate tiene fuori il calore, e addio climatizzatore». Spiegato così, sembra semplice da realizzare. Di fatto non lo è: gli elementi da considerare sono molti, così come le soluzioni possibili. In linea generale il punto di partenza della progettazione è lo studio della portata del tetto: su un terrazzo di cemento armato si può costruire (quasi) tutto quel che si vuole, mentre un vecchio terrazzo sostenuto da travi di legno potrà sopportare molto meno peso – e quindi niente piscina o grandi piante in vaso. Capita anche che alcuni lavori vengano rifiutati proprio perché il supporto non regge abbastanza peso.
ASPETTI - Secondo elemento di base: la pendenza, che deve consentire lo scolo delle acque ed evitare il rischio di infiltrazioni. Ma un occhio di riguardo va rivolto anche all’aspetto termico, cioè l’isolamento dell’edifico. E alla fruibilità del luogo: piante, aiuole ma anche panchine e gazebi per rendere il giardino bello da guardare e piacevole da utilizzare. Si arriva così alla scelta delle piante. Meglio un giardino da cartolina o piuttosto uno spazio dove invitare gli amici per il barbecue? Un prato semplice da irrigare o piante rare da curare? In tutti i casi, i vincoli sono – inevitabilmente – il microclima locale e le piante della zona. Ma anche la disponibilità dei vivai più vicini: per i progettisti vale la regola del “chilometro zero”, cioè l’utilizzo dei prodotti locali. Considerazioni che si riflettono sul settore anche dal punto di vista della ricerca e dei materiali. Finora si guardava per lo più all’estero, oggi è sempre più raro che si scelga di importare: «Il clima italiano è differente da quello della Germania, Paese dal quale molte aziende nostrane prendono spunto», aggiunge Crasso. «Ci servono coperture fatte apposta per le nostre temperature e precipitazioni: noi abbiamo avviato progetti di ricerca insieme a diversi atenei in tutta Italia. Con quello di Trieste ci occupiamo di botanica, con quello di Ancona studiamo l’isolamento termico, con quello di Genova puntiamo sull’idraulica».
LA QUESTIONE IN CONDOMINIO - E la burocrazia? Prima di iniziare i lavori, meglio controllare le normative. Per le piante in vaso sul terrazzo non servono permessi speciali, ma per strutture particolari occorre il nulla osta del Comune e se si vive in un condominio spesso serve anche quello degli altri inquilini. Se si tratta poi di edifici con vincoli ambientali bisogna passare attraverso la Sovrintendenza alle Belle Arti. Se nonostante tutto questo i costi per la costruzione di un giardino pensile possono restare bassi, occorre sempre mettere in conto la manutenzione: un giardino fatto bene “dura” almeno una generazione. Ma bisogna stargli dietro. Niente paura: i più pigri possono sempre optare per terricci “morbidi” che possano essere facilmente lavorabili e dotare il giardino di sistemi di irrigazione elettronici. Nonostante la moda del verde pensile si stia diffondendo in fretta, il settore resta ancora poco conosciuto. In Italia le normative per lo sviluppo degli spazi verdi urbani comprendono anche lo sviluppo di quelli pensili introdotti da pochi anni nella legislazione italiana. Il Senato ha messo in calendario proprio per questi giorni l’approvazione di una proposta di legge che dà il via libera alla promozione di iniziative locali per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, giardini pensili compresi. Chi può permetterselo, un prato sul tetto se lo regala comunque volentieri. «Tra i miei clienti interessati a questo settore sono sempre più frequenti le persone di 35 anni, che lavorano e vogliono investire nella propria casa», sottolinea Francesca Paolucci.
LA SPINTA DI BOLZANO - Ma quali sono le zone del Paese dove il verde terrazzato “tira” di più? Milano in primis, soprattutto nelle grosse aree in fase di costruzione. E qui le torri del Bosco Verticale ideate da Stefano Boeri, con le sue mille piante integrate, sono una vetrina importante. Ma i prati pensili crescono dove uno meno se lo aspetta: l’azienda di Crasso, per esempio, ha realizzato veri e propri giardini sopra le case popolari di Cinisello Balsamo. Poi c’è Bolzano, dove il verde sui tetti è una delle risposte più gradevoli all’introduzione della certificazione Rie (l’indice di Riduzione dell’impatto edilizio: in termini molto tecnici, la normativa prevede l’obbligo di calcolo del coefficiente di deflusso delle acque superficiali e il raggiungimento di standard minimi di permeabilità per ogni lotto edificato). A Roma la tendenza è in sordina, «di verde ce n’è nei parchi, la gente sente meno l’esigenza di avere un giardino tutto per sé», sorride Paolucci. Anche il Sud arranca: «C’è meno necessità di farsi il giardino sul tetto, anche perché è vero che sarebbe un ottimo isolante per la calura estiva ma occorre tanta acqua per mantenerlo», conclude la designer.
Greta Sclaunich