domenica 17 gennaio 2016

LA CAPITOZZATURA: errore o necessità - Dr Riccardo Frontini



Oggi voglio parlare di una argomento davvero scottante, che ormai tra i colleghi e gli addetti al lavoro è peccaminoso anche nominare, voglio discutere con voi della tecnica di capitozzatura.

Personalmente ritengo questa tecnica di potatura, una tecnica non adeguata per l'arboricoltura moderna, per gli studi fatti ed i risultati ottenuti nel tempo da quella che era invece in ambito urbano una delle tecniche più usate.

Cosa si intende per capitozzatura? Questa tecnica, usata molto in passato, consiste nel taglio delle branche principali a livello della corona dell'albero (dove il fusto si divide in branche), ma attualmente è considerata anche capitozzatura il taglio di branche secondarie se queste asportano una percentuale rilevante della chioma, inoltre abbiamo interventi di capitozzatura parziale quando si eliminano parti della chioma in maniera non equilibrata intervenendo su una parte delle branche principali.

Effettivamente, la capitozzatura ha davvero tanti difetti, e direi quasi nessun pregio, per questo è impensabile poterla applicare in ambito urbano per manutentare gli alberi ad alto fusto.

Cerchiamo di capire con quale intento, tempo fa, veniva utilizzata la capitozzatura:
  1. agli amministratori locali, serviva risparmiare sulla manutenzione del verde, quindi, pensavano di dover intervenire con intervalli di tempo più lunghi;
  2. ridurre al minimo la chioma significava per alcuni aver alberi più sicuri (non certo a lungo termine);
  3. meno chioma, meno problemi per foglie, luci pubbliche, vicinanza con le case, ecc.
Questi sono i motivi che più spesso ho sentito come giustificazioni ad interventi di capitozzatura, ma in realtà è un intervento decisamente dannoso.

Ma cosa comporta all'albero, subire uno o più interventi di capitozzatura:
  1. L'albero capitozzato, va incontro ad uno stress rilevante per ripristinare la chioma, esplodendo in molteplici ramificazioni, disordinate e poco resistenti. Questo stress colpisce principalmente la radice che cede ogni sua riserva per ricostituire una chioma, che al contrario produce pochi nutrienti, spingendo la pianta ad invecchiare precocemente;
  2. Con la capitozzatura la pianta subisce tagli molto estesi, che non riesce a rimarginare rapidamente ed in alcuni casi neanche del tutto, lasciando il tessuto xilematico esposto ad infezioni di funghi e batteri;
  3. Dopo la capitozzatura la chioma ricrescerà meno regolare e proporzionata rispetto a prima creando realmente un pericolo di stabilità dell'albero;
  4. Interventi di capitozzatura ripetuti creano nella corona un callo che normalmente è uno dei punti di maggior pericolo per la resistenza dell'albero;
Questi sono solo i motivi più evidenti per cui non è corretto intervenire con potature drastiche come la capitozzatura.

In ogni modo, non essendo un radicale nella gestione delle alberature, mi rendo conto che in alcuni casi questo intervento, nonostante inadeguato, può essere preso in considerazione.

Mi è capitato infatti, di dover intervenire su enormi gelsi monumentali, dopo essere stati devastati da anni di capitozzature. Per via di arboricoltori eccessivamente convinti del si e del no, non curanti dello stato della corona e del fusto, sono stati lasciati crescere liberamente. Questo purtroppo in una pianta così danneggiata, nel giro di pochi anni, con l'appesantimento della chioma, ha provocato lo sbrancamento ed in alcuni casi la spaccatura del tronco fino al colletto.

Personalmente credo che in alcune situazioni tale pratica sia quasi una necessità, altrimenti, come nel caso dei gelsi, storicamente capitozzati (nelle Marche dove era presente una forte cultura della produzione di bachi da seta, questi venivano capitozzati per ottenere rami e fogliame per l'allevamento), il rischio è quello di eliminare da li a poco la quasi totalità degli esemplari monumentali.

Sicuramente questa affermazione lascerà attonito alcuni di voi, ma alla base di un buon valutatore non vi è solo la regola accademica ma anche l'insieme delle condizioni storiche e culturali che hanno portato ad avere piante così "belle e rovinate" (immaginate che i gelsi sono protetti a livello paesaggistico).

Purtroppo, questo fondamentale ed importante passaggio tra una vecchia arboricoltura ed una più moderna e tecnica, sta creando sempre più regole volte verso il futuro (giustamente), ma spesso nel dibattito vengono dimenticati gli errori del passato che ancora ci portiamo dietro.

Ritengo giusto e clamorosamente sbagliato effettuare interventi di capitozzatura, ma credo che vi siano ancora condizioni per cui questa tecnica può essere presa in considerazione per casi particolari e soprattutto eccezionali.

Proprio per questo, ho preso tre gelsi di una villa privata che seguo da parecchi anni, ed ho lasciato che venissero manutentai differentemente: uno capitozzato, uno lasciato libero e l'altro potato accuratamente con un buon taglio di ritorno. Paradossalmente quello che, viste le uguali condizioni di partenza è sopravvissutto meglio è stato quello capitozzato.

Se il gelso vecchio e decrepito non lo accompagno alla fine dei propri giorni con la capitozzatura, c'è rischio di portarlo ad una eutanasia ben più rapida del fungo che ormai ha dentro di se.

La capitozzatura è un grave errore, ma a volte può essere una necessità, anche se questo mio pensiero sarà certamente criticato e non condiviso da tutti.

Un saluto

Riccardo Frontini

venerdì 8 gennaio 2016

Alberi e siepi di città antismog


LIVING 
Pubblicato il 04 GEN 2016
 
di 
 
STEFANO CARNAZZI
Tra le mille ragioni per avere alberi in città c’è anche quella che sono efficacissimi alleati contro lo smog. Alcuni più di altri. Ecco i risultati di due ricerche italiane. Da questi studi sta uscendo una classifica che individua alcune specie come i migliori alberi antismog che potrebbero aumentare la qualità dell’aria delle nostre inquinate città.

È la loro natura. Abbelliscono le strade. Rendono vivibile l’ambiente fornendo ossigeno. Assorbono la maledetta CO2 che lanciamo in atmosfera a badilate. Combattono il calore grazie alle loro chiome e danno refrigerio e ombra d’estate (ogni albero rinfresca quanto cinque climatizzatori). Secondo le ricerche, alcune specie sono ancora più forti di altre nell’aiutarci a combattere la piaga dello smog.

Gli alberi sono dei filtri naturali per l’aria, grazie al processo della fotosintesi clorofiliana che assorbe anidride carbonica e produce ossigeno. Trattengono, tramite le foglie e le superfici della pianta, una grande quantità di particolato. Con gli stomi fogliari – presenti sulla pagina inferiore della foglia e la cui funzione è consentire lo scambio gassoso fra l’interno e l’esterno – la pianta assorbe e rimuove gli inquinanti gassosi e li rende inerti attraverso il suo metabolismo. Il processo di neutralizzazione degli inquinanti avviene poi con gli organismi che vivono nella terra, a contatto con le radici della pianta.

Un albero ben gestito e curato, senza essere distrutto da cattive potature, è una grande centrale di assorbimento degli inquinanti.

L’Ibimet, l’Istituto di biometeorologia del Cnr di Bologna, ha compiuto approfonditi studi sulla mitigazione del clima urbano attraverso l’utilizzo delle alberature in città. Secondo questa classifica è il bagolaro (Celtis australis) ad avere le migliori prestazioni contro le polveri sottili. I migliori nell’assorbire CO2 sono il tiglio selvatico (Tilia cordata), il biancospino (Crataegus monogyna) e il frassino (Fraxinus ornus). Hanno dalla loro anche altre preziose virtù: una grande chioma ombrosa per il tiglio, le belle bacche rosse per il biancospino, la resistenza a condizioni avverse per il frassino o orniello. In generale, le specie migliori che possono resistere al forte inquinamento urbano sono quelle autoctone e della flora locale come frassino maggiore, orniello, biancospino, acero campestre, acero platanoide, acero di monte (Acer pseudoplatanus), bagolaro, albero di giuda (Cercis siliquastrum), gelso, ontano nero, carpino bianco, tiglio e olmo.

Alberi e siepi contro lo smog

Tiglio selvatico, frassino e biancospino – spiega Coldiretti Lombardia – sono alcune delle essenze che offrono la massima assimilazione di anidride carbonica per metro quadrato di foglie. Mentre per le polveri sottili sono particolarmente indicati, oltre ai tigli, anche gli olmi, gli ippocastani e gli aceri. Basti pensare che cinquemila piante in un anno assorbono 228 chili di PM10: pari alle emissioni di oltre mille macchine che percorrono 20 mila chilometri in 12 mesi.

Sempre per combattere l’inquinamento atmosferico il Crea, Consiglio per la Ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria, ha selezionato otto arbusti mediterranei che mangiano metalli pesanti e particolato. Il progetto è finanziato dal ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali (Mipaaf) e valuta la prestanza antismog di otto gruppi di piante di habitat mediterraneo, ottime per creare siepi o più alte barriere arbustive contro lo smogo: l’agrifoglio (Ilex aquifolium), il viburno (Viburnum L.), il corbezzolo (Arbutus unedo), la fotinia (Photinia serrulata), l’alloro (Laurus nobilis), l’eleagno (Elaeagnus), il ligustro (Ligustrum lucidum). La predisposizione delle barriere dovrà tener conto delle zone cittadine in cui si concentrano maggiormente traffico, impianti termici e combustioni di tipo industriale, al fine di attenuare le esalazioni di sostanze nocive come polveri sottili e metalli pesanti.

Alberi e siepi contro il petrolio

La piantagione antismog è risultata particolarmente efficace perché, oltre alla riduzione diretta dell’anidride carbonica, è in grado di migliorare il microclima e ridurre l’uso dei combustibili fossili di circa 18 chili all’anno per ciascun albero. Ciascuna pianta messa a dimora in ambiente urbano svolge un’azione di riduzione della CO2 equivalente a quella di 3 – 5 alberi forestali di pari dimensioni.

Alberi e siepi contro i metalli pesanti

Il piombo, uno degli elementi più pericolosi per la salute umana, viene intercettato in maniera diversa dalle diverse specie di piante: tra queste, i maggiori valori di deposito fogliare sono stati riscontrati nell’eleagno, nel ligustro e nel viburno lucido. I test hanno mostrato che il deposito di inquinanti sulle foglie è progressivamente aumentato tra giugno ed agosto, in un periodo di assenza di piogge, mentre è diminuito con il verificarsi dei primi eventi piovosi autunnali che, evidentemente, hanno dilavato parte del deposito. Dall’analisi microscopica sulle foglie è emerso che l’eleagno è il miglior accumulatore, con lo 0.60 % dell’area fogliare “coperta”, mentre il ligustro, con lo 0.27%, ha registrato il valore più basso.


giovedì 7 gennaio 2016

Nuovo regolamento del verde del Comune di Milano

Verde

La Giunta vara il nuovo regolamento per difendere il patrimonio cittadino

Tante novità. Tra queste, regole stringenti per le potature, difesa dei nidi, possibilità di intitolare alberi ai defunti e aiuti per i cittadini che danno vita a giardini condivisi. Nuove indicazioni anche per le aree private. Bisconti: “Favoriamo l’integrazione degli spazi verdi in un unico sistema”

verde_cittadino

Milano, 7 agosto 2015 – La Giunta comunale ha approvato il nuovo regolamento a difesa del verde milanese. Per la prima volta tutto il patrimonio cittadino viene messo sullo stesso piano, sia esso pubblico o privato, e considerato come “bene comune”.

“Questi spazi sono fondamentali per la città, assi fondanti della qualità della vita urbana – ha dichiarato l’assessora al Verde Chiara Bisconti -. Devono integrarsi in un unico sistema, quale che sia la loro natura: giardini, cascine, spazi agricoli, verde nelle scuole. Il senso di questo regolamento è permettere che la natura entri sempre più in città e che sia sempre più tutelata anche la biodiversità urbana. Inoltre, diamo grande importanza al ruolo dei cittadini: il verde condiviso assume un ruolo centrale in questa visione”.

Il nuovo regolamento del verde è diviso in sette aree di intervento e 60 articoli. Il testo va ora all’esame del Consiglio comunale.

Diverse le novità. Tra queste: obbligo di risarcimento immediato per danni causati agli alberi da qualsiasi cantiere; tutela di tutti gli alberi monumentali anche se su suolo privato; rigorose metodologie di intervento per le potature che vengono considerate come interventi da attuarsi solo in casi eccezionali e che potranno intervenire al massimo sul 20% della superficie foliare dell’albero; obbligo di utilizzo di piante autoctone per le nuove piantumazioni; obbligo di verifica della presenza di nidi di uccelli prima di qualsiasi intervento sugli alberi; possibilità di intitolare un albero a un defunto e divieto di sosta dei veicoli nei pressi degli alberi e delle loro radici.

Il ruolo dei cittadini nella cura, gestione e progettazione del verde viene per la prima volta riconosciuto e stabilito con un atto specifico. In questo senso il Comune di Milano promuove tutte le forme di partecipazione dei cittadini (direttamente o tramite associazioni), favorisce la progettazione e la cura delle aree verdi e introduce la possibilità di aiutare economicamente gruppi o associazioni che vogliono occuparsi di aree pubbliche o dare vita a “giardini condivisi”.

Quanto alla tutela degli alberi, in particolare per gli interventi di cura e manutenzione, sono da sottolineare le nuove regole per le potature, che devono essere considerate come azioni straordinarie e che dovranno essere limitate all’asportazione di un 20% massimo di superficie fogliare, rispettando per quanto possibile la ramificazione naturale dell’albero. Il diametro minimo del ramo “di ritorno”’ che viene rilasciato dovrà avere una lunghezza pari ad almeno un terzo di quello rimosso. I tagli dovranno essere netti e rispettare la corteccia sulla parte residua, senza lasciare monconi.

Sono vietati gli interventi di capitozzatura (cioè i tagli effettuati direttamente sul fusto principale dell’albero) e di potatura di branche aventi circonferenza superiore a 40 cm o comunque non eseguiti a regola d’arte.

La potatura degli alberi sul territorio del Comune di Milano dovrà essere effettuata tenendo conto del periodo riproduttivo e di nidificazione degli uccelli autoctoni e migratori ed è in generale esclusa nel periodo che va dall’1 marzo al 30 settembre, salvo che per interventi urgenti volti alla tutela dell’incolumità pubblica.

In nessun caso (eccetto quando si verifichino condizioni di pericolosità delle piante) si potrà procedere con la potatura di alberi su cui sono presenti nidi di uccelli o tane di piccoli mammiferi o “che siano utilizzati in modo accertato come dormitorio o posatoio da specie rare o di pregio”.

Anche per il taglio delle siepi viene sancito il divieto di interventi durante il periodo riproduttivo e di nidificazione degli uccelli autoctoni e migratori ed è in generale esclusa, in presenza accertata di nidi, tane o rifugi, nel periodo che va dall’1 marzo al 30 settembre salvo che per interventi urgenti volti alla tutela dell’incolumità pubblica. Per le siepi e le aiuole si privilegia la piantumazione di specie autoctone e in particolare di quelle piante che producono bacche, favorendo così la presenza di avifauna.

Anche gli alberi in giardini privati dovranno sottostare alle stesse disposizioni e, in particolare, quelli classificati come “monumentali” potranno subire interventi solo dopo l’autorizzazione degli uffici tecnici comunali.

Altre novità: il regolamento prevede la possibilità di intitolare nuovi alberi ad un proprio caro recentemente scomparso. Libero accesso ai cani in tutte le aree verdi, purché muniti di guinzaglio. Viene ribadito, infine, il divieto a parcheggiare le auto nelle aree di pertinenza dell’albero.                                          Dal sito del comune di milano


mercoledì 6 gennaio 2016

I colori


Not a Blog!

This is not a blog. I repeat: this is not a blog.  It is merely a taste of blogs to come this year. And they will be about COLOUR!  Or color (if you prefer it without extraneous British/Canadian vowels).

Flower Colour Array-ThePaintboxGarden

Yes, I thought it might be time for The Paintbox Garden to adhere to its stated theme. So each month of 2016 will be devoted to a different hue, beginning with JANUARY, which will be white as the driven (or walking) snow. White as in wonderland, appropriate to the season. White as an even paler shade of pale. And of course, white as in perfume – coming up soon.

White Flowers-ThePaintboxGarden

FEBRUARY will be red, as in better — than dead, paint the town —, roses are —,  and UB-40s favourite beverage.  And the longest, boldest wave length in Isaac Newton’s spectral light arsenal. Plus, of course, swamp hibiscus.

Red Flowers-ThePaintboxGarden

MARCH will be green (yes, I know, hackneyed Irish trope for St. Paddy’s). But it is the only really important colour in the garden paintbox, as all chlorophyll-lovers know.  Nevertheless, as Kermit is fond of saying, it ain’t easy being green.  My March blogs will help dispel that notion.

Green Leaves-ThePaintboxGarden

But being Kermit-green is definitely easier than being chartreuse, which is half-green and half-yellow. I will squeeze some limes… and chartreuses…into my March blogs as well.

Chatreuse Leaves-ThePaintboxGarden

Because it’s the cruellest month, as T.S. Eliot reminded us, APRIL will be blue. Actually, I chose blue for April because of all those lovely little azure bulbs that spring up from the snow. But there will be azure blues….

Blue Flowers-ThePaintboxGarden

….and lighter sky-blues for the entire gardening season, too.

Sky-Blue Flowers-ThePaintboxGarden

MAY will be pink, as in the darling buds. Think crabapples, weigelas, columbines, peonies, and phloxes and hydrangeas for later in the season. There will be lusty pinks…

Pink Flowers-ThePaintboxGarden

…and delicate, light pinks.

Light Pink Flowers-ThePaintboxGarden

I’ll skip magenta because I wrote a love letter to that neon hue in 2014.

JUNE will be purple. Riots often break out about what purple means (for the record it comes from the Greek word porphura, for little murex sea snails that bleed that dark crimson ‘purple’ dye). So let me say June will be about lilac-purple..

Lilac-Purple Flowers-ThePaintboxGarden

.. through lavender-purple…

Lavender-Purple Flowers-ThePaintboxGarden

… into violet-purple…

Violet-Purple Flowers-ThePaintboxGarden

… and finally rich, royal, Seagram’s Bag, Tyrian purple.

Purple Flowers-ThePaintboxGarden

JULY will be all sunshine: lots of yellow…

Yellow Flowers-ThePaintboxGarden

… and gold.

Gold Flowers-ThePaintboxGarden

AUGUST will be black(ish). And hopefully some good thunderstorms!

Black flowers & leaves-ThePaintboxGarden

SEPTEMBER will be every lovely shade of brown, as in grasses and seedheads.

Brown Flowers & Leaves-ThePaintboxGarden

OCTOBER will be jack-o-lanternly, clockworkly-orange.

Orange Flowers-ThePaintboxGarden

And I’ll throw in peach (even though it likes to party with pink, too)…

Peach Flowers-ThePaintboxGarden

…and apricot (even though it sometimes hangs out with the gold crowd)…

Apricot Flowers-ThePaintboxGarden

… and salmon for a well-rounded fruit & fish diet.

Salmon-Orange Flowers-ThePaintboxGarden

NOVEMBER will be wine or burgundy, because who doesn’t fancy a little vino in dreary November.

Wine Flowers & Leaves-ThePaintboxGarden

DECEMBER will be silver, as in bells, hi-ho, and Long John.

Silver Leaves-ThePaintboxGarden

And that’s a promise!

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