Oggi voglio parlare di una argomento davvero scottante, che ormai tra i colleghi e gli addetti al lavoro è peccaminoso anche nominare, voglio discutere con voi della tecnica di capitozzatura.
Personalmente ritengo questa tecnica di potatura, una tecnica non adeguata per l'arboricoltura moderna, per gli studi fatti ed i risultati ottenuti nel tempo da quella che era invece in ambito urbano una delle tecniche più usate.
Cosa si intende per capitozzatura? Questa tecnica, usata molto in passato, consiste nel taglio delle branche principali a livello della corona dell'albero (dove il fusto si divide in branche), ma attualmente è considerata anche capitozzatura il taglio di branche secondarie se queste asportano una percentuale rilevante della chioma, inoltre abbiamo interventi di capitozzatura parziale quando si eliminano parti della chioma in maniera non equilibrata intervenendo su una parte delle branche principali.
Effettivamente, la capitozzatura ha davvero tanti difetti, e direi quasi nessun pregio, per questo è impensabile poterla applicare in ambito urbano per manutentare gli alberi ad alto fusto.
Cerchiamo di capire con quale intento, tempo fa, veniva utilizzata la capitozzatura:
- agli amministratori locali, serviva risparmiare sulla manutenzione del verde, quindi, pensavano di dover intervenire con intervalli di tempo più lunghi;
- ridurre al minimo la chioma significava per alcuni aver alberi più sicuri (non certo a lungo termine);
- meno chioma, meno problemi per foglie, luci pubbliche, vicinanza con le case, ecc.
Questi sono i motivi che più spesso ho sentito come giustificazioni ad interventi di capitozzatura, ma in realtà è un intervento decisamente dannoso.
Ma cosa comporta all'albero, subire uno o più interventi di capitozzatura:
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- L'albero capitozzato, va incontro ad uno stress rilevante per ripristinare la chioma, esplodendo in molteplici ramificazioni, disordinate e poco resistenti. Questo stress colpisce principalmente la radice che cede ogni sua riserva per ricostituire una chioma, che al contrario produce pochi nutrienti, spingendo la pianta ad invecchiare precocemente;
- Con la capitozzatura la pianta subisce tagli molto estesi, che non riesce a rimarginare rapidamente ed in alcuni casi neanche del tutto, lasciando il tessuto xilematico esposto ad infezioni di funghi e batteri;
- Dopo la capitozzatura la chioma ricrescerà meno regolare e proporzionata rispetto a prima creando realmente un pericolo di stabilità dell'albero;
- Interventi di capitozzatura ripetuti creano nella corona un callo che normalmente è uno dei punti di maggior pericolo per la resistenza dell'albero;
Questi sono solo i motivi più evidenti per cui non è corretto intervenire con potature drastiche come la capitozzatura.
In ogni modo, non essendo un radicale nella gestione delle alberature, mi rendo conto che in alcuni casi questo intervento, nonostante inadeguato, può essere preso in considerazione.
Mi è capitato infatti, di dover intervenire su enormi gelsi monumentali, dopo essere stati devastati da anni di capitozzature. Per via di arboricoltori eccessivamente convinti del si e del no, non curanti dello stato della corona e del fusto, sono stati lasciati crescere liberamente. Questo purtroppo in una pianta così danneggiata, nel giro di pochi anni, con l'appesantimento della chioma, ha provocato lo sbrancamento ed in alcuni casi la spaccatura del tronco fino al colletto.
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Personalmente credo che in alcune situazioni tale pratica sia quasi una necessità, altrimenti, come nel caso dei gelsi, storicamente capitozzati (nelle Marche dove era presente una forte cultura della produzione di bachi da seta, questi venivano capitozzati per ottenere rami e fogliame per l'allevamento), il rischio è quello di eliminare da li a poco la quasi totalità degli esemplari monumentali.
Sicuramente questa affermazione lascerà attonito alcuni di voi, ma alla base di un buon valutatore non vi è solo la regola accademica ma anche l'insieme delle condizioni storiche e culturali che hanno portato ad avere piante così "belle e rovinate" (immaginate che i gelsi sono protetti a livello paesaggistico).
Purtroppo, questo fondamentale ed importante passaggio tra una vecchia arboricoltura ed una più moderna e tecnica, sta creando sempre più regole volte verso il futuro (giustamente), ma spesso nel dibattito vengono dimenticati gli errori del passato che ancora ci portiamo dietro.
Ritengo giusto e clamorosamente sbagliato effettuare interventi di capitozzatura, ma credo che vi siano ancora condizioni per cui questa tecnica può essere presa in considerazione per casi particolari e soprattutto eccezionali.
Proprio per questo, ho preso tre gelsi di una villa privata che seguo da parecchi anni, ed ho lasciato che venissero manutentai differentemente: uno capitozzato, uno lasciato libero e l'altro potato accuratamente con un buon taglio di ritorno. Paradossalmente quello che, viste le uguali condizioni di partenza è sopravvissutto meglio è stato quello capitozzato.
Se il gelso vecchio e decrepito non lo accompagno alla fine dei propri giorni con la capitozzatura, c'è rischio di portarlo ad una eutanasia ben più rapida del fungo che ormai ha dentro di se.
La capitozzatura è un grave errore, ma a volte può essere una necessità, anche se questo mio pensiero sarà certamente criticato e non condiviso da tutti.
Un saluto
Riccardo Frontini