venerdì 27 marzo 2015

Selezionare materiale vegetale: pratica fondamentale.

Se osserviamo i giardini e parchi pubblici, i viali alberati e il nostro paesaggio, ci si accorge come non tutto il materiale utilizzato per le opere a verde sia di buona qualità. Proprio in base al concetto di sostenibilità, oggi appare inaccettabile l’impiego di piante disformi, scarsamente vigorose, incapaci di sopravvivere a lungo in un ambiente già di per sé poco adatto alla crescita della vegetazione, soprattutto se tale utilizzo viene rapportato ai servizi che vengono richiesti alla vegetazione stessa e al notevole investimento che il verde ornamentale comporta, sia in termini economici che di uso del territorio.

Programmare diventa fondamentale. L’analisi della produzione vivaistica in funzione della progettazione delle opere a verde nel nostro Paese evidenzia come al momento attuale non esista una vera e propria programmazione del verde per i futuri impianti, ma vi sia, piuttosto, un adeguamento del verde alla produzione. I piani regolatori dei paesi stranieri, al contrario, prevedono ampio spazio alla progettazione del verde, considerandola parte integrante della vita dei cittadini; allo stesso modo la ritengono un elemento che, se programmato con anticipo, consente ai produttori vivaisti di procedere alla coltivazione delle specie da utilizzare negli impianti. Il produttore italiano, invece, viene interpellato solo in seguito all’assegnazione delle opere per appalto pubblico, con un sistema peraltro che incoraggia più il ribasso dei prezzi che non la qualità del materiale e del lavoro.

Come selezionare il materiale. Da qualche anno a questa parte, comunque, i tecnici e i ricercatori del settore riconoscono alla qualità agronomica delle piante un ruolo determinante nel successo degli impianti in aree urbane, come dimostra la lunga serie di ricerche e di studi svolti su questo argomento, soprattutto all'estero. Infatti, oltre alla qualità agronomica, in un’ottica di verde urbano “low cost” e “sostenibile” il processo di selezione in vivaio del materiale vegetale con cui realizzare un progetto deve incentrarsi anche su altri requisiti, che ne condizionano drasticamente la sopravvivenza al trapianto, la crescita post-trapianto e i costi di gestione. Tra i principali requisiti da considerare nella scelta di una specie e/o di una cultivar: 1) adattabilità ai cambiamenti climatici 2) alta capacità di sequestrare COatmosferica) 3) capacità di sopravvivere in condizioni di relativa carenza idrica; 4) limitata produzione di composti organici volatili 5) solidità strutturale di chioma e fusto; 6) buona tolleranza al trapianto; 7) capacità di vivere a lungo in assenza di eventi avversi imprevisti; 8) ridotta o assente allergenicità; 9) tolleranza o scarsa attrattività nei confronti di patogeni; 10) radici profonde o, comunque, che non arrechino danni alle pavimentazioni; 11) buona capacità di compartimentazione delle carie del legno; 12) non invasività; 13) limitati problemi legati alla caduta delle foglie e/o dei frutti.

Non solo l'estetica. La selezione delle specie basata esclusivamente su criteri estetici risulta inappropriata e può portare ad una diminuzione dei benefici arrecati dalle piante e a un innalzamento dei costi di manutenzione. Al contrario, considerando congiuntamente i parametri agronomici, ecologici, funzionali, estetici, di adattabilità al sito e i requisiti di manutenzione sarà possibile, selezionare la pianta giusta per il posto giusto. Una volta selezionate le specie idonee, è opportuno recarsi in vivaio e selezionare esemplari qualitativamente idonei per la messa a dimora, tenendo presente, come suddetto, che piante di qualità e ben preparate per la messa a dimora, seppur inizialmente più care, garantiscono, negli anni successivi all’impianto, un netto risparmio nei costi di manutenzione, imputabile, generalmente, a una minor mortalità e a minori richieste di interventi di potatura. La corretta selezione delle specie arboree da impiantare in ambiente urbano può ridurre i costi di gestione e manutenzione dal 20 al 50% migliorando, nel contempo, lo stato di salute, la longevità, l’aspetto e i benefici apportati dagli alberi ornamentali.

giovedì 19 marzo 2015

Rose Climber by Tantau


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lunedì 16 marzo 2015

Allerta Processionaria : pericolo per i nostri bambini e animali. Ecco le importantissime informazioni da LEGGERE


Allerta Processionaria/ Si avvicina la Primavera e con essa anche il pericolo rappresentato dalla Processionaria, un temibile bruco pericolosissimo per animali e bambini. Ecco qualche consiglio su come riconoscere questo lepidottero distruttivo e estremamente urticante nella sua fase larvale.
I cani e tutti gli animali, uomo compreso, che vengono a contatto con i peli urticanti della processionaria sono a rischio di sviluppare i sintomi relativi a questo pericoloso bruco.
Il nome scientifico della processionaria del pino è Thaumenotopoea pityocampa: trattasi di un lepidottero appartenente alla famiglia Notodontidae. È un insetto assai distruttivo per le pinete, perché distrugge le foglie, ma a noi interessa soprattutto la sua forma larvale. Da giovane infatti la processionaria si presenta come una larva lunga 1-3 centimetri e mezzo, fornita di tantissimi peli altamente urticanti per l’uomo e per tutti gli animali.
Il nome di processionaria deriva proprio dall’abitudine di questi bruchi di spostarsi sempre in fila indiana, formando una vera e propria processione: si compattano solamente quando raggiungono il loro nido, dove andranno a rideporre le uova.
Da adulta la processionaria non è altro che la classica farfalla triangolare, notturna, dal colore bianco-giallastro e apertura alare di 5 centimetri. Anche da adulte, se si sentono minacciate, possono emettere un liquido giallino assai irritante.
La processionaria normalmente si trova sui pini, ma talvolta la troviamo anche sui cedri: se vedete dei nidi biancastri in inverno su queste piante, allora è probabile che abbiate un’infestazione di processionaria. Le larve fuoriescono dai nidi in primavera, a marzo, ma nelle zone più calde le possiamo vedere uscire anche d’inverno. Tendenzialmente le larve sono attive di notte, ma primavera, quando sono più affamate, si calano a terra e si interrano. A luglio-agosto compaiono gli adulti, le femmine depongono le uova e le larvette nascono ad agosto-settembre e cominciano subito a nutrirsi dei pini, danneggiandoli notevolmente.
I sintomi/ La processionaria è un bruco molto pericoloso sia per la salute umana che per quella dei nostri animali, cane e gatto incluso. I peli sono fortemente urticanti: si infiggono nella pelle e subito origina un eritema papuloso pruriginoso. Tuttavia i casi più gravi si hanno quanto i peli riescono a giungere a contatto con l’occhio, con le mucose in generale, con la bocca o quando riescono ad entrare nelle vie respiratorie e digestive.
La Processionaria
Particolarmente pericolosa la processionaria per i cani, i quali hanno l’abitudine di annusare per terra e possono ingerire i peli urticanti del bruco. Il cane in questi casi sviluppa sintomi allarmanti in breve tempo:
-salivazione abbondante
-dolore
-infiammazione di bocca, esofago e stomaco
-edema della glottide
-necrosi della lingua e della mucosa
-febbre
-anoressia
-vomito emorragico
-diarrea emorragica
Come capite si tratta di sintomi gravi e potenzialmente fatali, anche perché la diagnosi è semplice se il proprietario riferisce la presenza di processionarie, ma se non si ha questa evenienza si può pensare a qualsiasi altro tossico e veleno.
Cosa fare/ Se il cane viene a contatto con la processionaria, la prima cosa da fare è cercare di allontanare i peli urticanti dalla bocca facendo dei lavaggi con acqua (occhio a usare dei guanti per non toccarli voi stessi). Cosa non agevole, visto che il cane avrà un forte dolore e non si farà manipolare. Mentre una persona tenta di fare questa manovra, qualcun altro dovrà contattare immediatamente il veterinario più vicino in modo che il medico possa approntare la terapia di sostegno più adeguata.
Mai come in questo caso, prevenire è meglio che curare: quindi da adesso e per tutta l’estate, occhio quando siete in passeggiata, soprattutto se passate sotto a dei pini. Le processionarie possono essere sempre in agguato.


Nido della Processionaria

Inizio delle sponsorizzazioni di Creare Giardini







domenica 8 marzo 2015

Grande offerta alberatura!!!






ALNUS CORDATA
ACER PSEUDOPLATANUS
ACER PLATANOIDES
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ACER CAMPESTRE ELSRICK
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BETULA UTILIS
CARPINUS B. FASTIGIATO
CELTIS AUSTRALIS
FAGUS SYLVATICA
FRAXINUS EXCELSIOR
FRAXINUS EXCELSIOR
FRAXINUS ANGUSTIFOLIA
LIRIODENDRON TULIPIFERA
LIQUIDUIDAMBER STYR.
LIQUIDAMBER RAM.
MALUS in varietà
MALUS PENDUALA
MALUS SUB. PENDUALA
PRUNUS AVIUM PLENA
PRUNUS KANZAN
PRUNUS AMONOGOWA
PYRUS CHALLER. CHANTICLEER
PLATANUS ACERIFOLIA
POPULUS ALBA
POPULUS NIGRA
QUERCUS FASTIGIATA VERDE
QUERCUS RUBRA
QUERCUS RUBRA
QUERCUS PALUSTRIS
TILIA CORDATA
TILIA ARGENTEA
TILIA VULGARIS PALLIDA
TILIA EUCHLORA
TILIA CORDATA ERECTA

...E TANTO ALTRO ANCORA

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giovedì 5 marzo 2015

Coperture del suolo influenzano o no sullo sviluppo degli alberi. Esperimento fatto a Minoprio


Nel  progetto “Metodologie produttive e gestionali per migliorare la qualità del verde ornamentale” (METAVERDE) sono stati studiati diversi parametri per valutare  lo stress da trapianto di alcune specie ornamentali. Un parte dello studio ha riguardato l’influenza  delle diverse tipologie di pavimentazione sullo sviluppo e sulla fisiologia di Celtis australis e Fraxinus ornus. Il rilevamento dei dati è iniziato nel 2011, con l’impianto degli alberi e proseguirà fino al 2021. I risultati finora ottenuti hanno mostrato che l’uso di coperture altera, anche in modo significativo, le caratteristiche chimico-fisiche del suolo.
Metodologia. Nel periodo compreso tra luglio ed ottobre 2011 è stato realizzato un impianto sperimentale di 1200 m2 con tre diverse tipologie di pavimentazione: asfalto colato, massello autobloccante in calcestruzzo, pavimentazione drenante (calcestre + legante epossidico), più il controllo non pavimentato. Sono state realizzate parcelle di m 5 x 5, coperte dalle diverse pavimentazioni, a eccezione di un’area centrale di 1 x 1 m per l’impianto degli alberi. Ogni parcella è stata isolata da quelle contigue mediante pannelli coibentanti verticali con profondità di 60 cm, al fine di evitare fenomeni di migrazione radicale. In ogni parcella sono inseriti tubi in PVC per consentire il passaggio dei sensori per la misura dell’ossigeno, della temperatura e dell’umidità del suolo. Il disegno sperimentale adottato è a blocchi randomizzati con 6 repliche. Dal mese di novembre 2011 è iniziata la raccolta quindicinale dei dati di umidità del suolo a 20 e a 45 cm di profondità (mediante sonde FDR Spectrum SM100), mentre gli alberi sono stati messi a dimora nel mese di marzo 2012. Le aree non coperte dalle pavimentazioni sono tenute pulite dalle infestanti mediante periodici interventi di diserbo con Glyphosate (erbicida sistemico non residuale). Nel 2014 è proseguita mensilmente la rilevazione della temperatura del suolo a 25 cm di profondità, la respirazione del suolo ed il contenuto di ossigeno nel suolo. Durante la stagione vegetativa sono stati misurati gli scambi gassosi fogliari (fotosintesi, traspirazione, conduttanza stomatica ed efficienza d’uso dell’acqua), la fluorescenza della clorofilla, il potenziale idrico prima dell’alba.
Temperatura: differenze materiali. L’ influenza della La copertura del suolo ha alterato il regime termico degli strati più superficiali del suolo, rispetto al terreno nudo, ma in modo diverso a seconda del materiale utilizzato e della stagione. Da marzo a novembre, la temperatura del suolo coperto da asfalto e, in modo minore, da autobloccante è stata significativamente più alta (con punte di circa 4°C di differenza in luglio) rispetto al suolo coperto da pavimentazione porosa e al suolo non pavimentato. Risulta chiaro come, nel medesimo periodo, le differenze di temperatura tra pavimenti porosi e controllo siano quasi sempre trascurabili. Si è ipotizzato che le minori temperature osservate sotto pavimenti porosi e nel controllo non pavimentato siano dovute all’evaporazione di acqua dal suolo all’atmosfera, e al calore sensibile dissipato come calore latente da tale fenomeno fisico. Al contrario, pavimentazioni impervie impediscono all’acqua di evaporare e ciò, combinato con il basso albedo (cioè la frazione della radiazione incidente che viene riflessa) dell’asfalto e con la sua elevata conducibilità termica, determina un maggiore riscaldamento del suolo sottostante.
La pavimentazione permeabile ha mostrato, sorprendentemente, risultati simili all’asfalto, probabilmente perché i vuoti tra i masselli impermeabili non sono sufficienti a garantire un’adeguata evaporazione dell’acqua nel suolo.
Durante l’inverno, quando le basse temperature riducono l’evaporazione, le differenze di temperatura tra le pavimentazioni sono risultate minime e influenzate prevalentemente dalla colorazione delle pavimentazioni.
 
Umidità e ossigeno. In assenza di radici, la copertura del suolo ha aumentato il contenuto di umidità del terreno, sia a 20 cm, sia a 45 cm di profondità, rispetto al controllo non pavimentato.
L’autobloccante ha mostrato, a entrambe le profondità, la maggiore umidità, seguito dall’asfalto (a 20 cm) o dalla pavimentazione porosa (45 cm). In assenza di radici, il contenuto idrico del suolo è principalmente determinato dal bilancio tra infiltrazione, condensazione ed evaporazione, con quest’ultimo fenomeno che interessa maggiormente gli strati di suolo più superficiali (es. 20 cm più di 45 cm). In quest’ottica, il maggior contenuto idrico del suolo, a 20 cm, osservato nelle tesi pavimentate rispetto al controllo è probabilmente imputabile proprio alla riduzione dell’acqua che può evaporare dal suolo. Si è visto che le pavimentazioni impermeabili e permeabili, ma non quelle porose, riducono, rispetto al controllo, la diffusione della CO2 dal suolo all’atmosfera, causandone un accumulo nel terreno. L’accumulo di CO2 nel suolo è maggiore nei mesi estivi, quando la maggiore temperatura stimola la respirazione microbica e radicale e quando il flusso di CO2 è 3-4 volte maggiore nelle tesi asfalto e autobloccante, rispetto alla copertura porosa e al controllo, mentre le differenze si riducono (pur essendo sempre significative) nei mesi invernali, quando le basse temperature limitano la respirazione del suolo e delle radici. In condizioni normali, l’ossigeno è presente, sia nell’atmosfera, sia nel terreno, in concentrazioni molto superiori. A eccezione dei mesi più freddi, la copertura del suolo con pavimentazioni impermeabili ha, dunque, determinato un calo nel contenuto di ossigeno nel suolo, significativo da marzo a ottobre, rispetto alle altre tesi pavimentate e al controllo.

Fotosintesi e traspirazione.
Nelle due stagioni di misurazione degli scambi gassosi sono stati rilevati valori relativamente elevati sia per la fotosintesi, sia per la traspirazione, a testimoniare la buona salute delle piante e la buona disponibilità di acqua nel terreno, a prescindere dal tipo di copertura del suolo. La pavimentazione non ha influenzato gli scambi gassosi del bagolaro, confermando la grande rusticità di questa specie e la sua capacità di acclimatazione anche a condizioni ambientali e pedologiche diverse. Anche in orniello, fino a giugno 2014 (27 mesi dall’impianto), sono emerse solo piccole (e spesso non significative) differenze tra le tesi pavimentate e il controllo. Tuttavia, in luglio e settembre 2014, è stata evidenziata una significativa diminuzione della fotosintesi e, in misura minore, della traspirazione nella tesi impermeabile, rispetto sia al controllo non pavimentato, sia alle pavimentazioni drenanti. Analogamente a quanto osservato per l’accrescimento, è possibile che gli effetti della copertura del suolo sugli scambi gassosi divengano via via più evidenti con la progressiva espansione degli apparati radicali dalla buca d’impianto verso il suolo pavimentato. I valori di fluorescenza della clorofilla (Fv/Fm) mostrano come lo shock da trapianto fosse ancora evidente, in entrambe le specie, in maggio-giugno 2013 e come successivamente i valori aumentino, approssimandosi a quelli ottimali. Analogamente a quanto osservato per la fotosintesi, la copertura del suolo non ha avuto effetti significativi su Fv/Fm nel bagolaro. Al contrario, significative, seppur di lieve entità, diminuzioni di Fv/Fm sono state osservate in orniello in corrispondenza al declino della fotosintesi (estate 2014).

Radicazione e capacità di assorbire acqua.
Il potenziale idrico prima dell’alba riflette lo strato di idratazione della pianta. In maggio 2013, le piante di entrambe le specie a dimora in suoli impermeabilizzati o coperti da pavimentazione permeabili (ma non porose) hanno mostrato un potenziale idrico più negativo rispetto a quelle a dimora in suolo non pavimentato. Tali risultati, inaspettati visto il maggior contenuto idrico dei suoli pavimentati rispetto al controllo, fanno ipotizzare una minor capacità delle radici di assorbire acqua, a causa di una minor esplorazione del suolo o di una ridotta attività. Tuttavia, questi risultati non sono stati confermati nei rilievi successivi, quando le differenze tra le tesi non sono risultate significative (bagolaro) o si sono conformate all’umidità del terreno (orniello).

Conclusioni.
I risultati hanno mostrato che l’uso di coperture impermeabili altera in modo significativo le caratteristiche chimico-fisiche del suolo, determinando l’aumento della temperatura e dell’umidità del terreno, la riduzione dell’ossigeno e l’accumulo di anidride carbonica nel suolo, rispetto al controllo non pavimentato.
Mentre la pavimentazione permeabile ha avuto un’influenza sui parametri relativi al suolo misurati, simile a quella dell’asfalto (nonostante fosse posata su un sottofondo completamente diverso), la pavimentazione porosa ha mostrato risultati promettenti nel limitare gli effetti negativi dell’impermeabilizzazione del suolo. Tra questi, la capacità nel mantenere la temperatura, la concentrazione di anidride carbonica e di ossigeno simile al controllo non pavimentato possono essere determinanti per ridurre l’impatto dell’urbanizzazione sul clima e sui cicli dell’acqua e del carbonio.
Nonostante le diverse coperture abbiano avuto un’influenza estremamente significativa sulle caratteristiche chimico-fisiche del suolo, l’effetto sulla crescita e la fisiologia delle due specie arboree saggiate è stato molto meno rilevante e dipendente dalla specie analizzata. Occorre, tuttavia, considerare che, a causa del ridotto tempo trascorso dall’impianto, le piante studiate avessero ancora la maggior parte delle radici assorbenti all’interno della buca d’impianto non pavimentata; si può quindi affermare che l’effetto delle diverse coperture del suolo sia trascurabile sui nuovi impianti, mentre potrebbe incidere maggiormente con lo sviluppo dell’apparato radicale.
 
La sperimentazione è stata finanziata al 58,4% dalla D.G. Agricoltura della Regione Lombardia nell’ambito del Piano per la ricerca e lo sviluppo in campo agricolo 2010 e cofinanziata da Fondazione Minoprio, Dipartimento di Scienze delle Produzioni Vegetali, del Suolo e dell’Ambiente Agroforestale dell’Università di Firenze, Agroinnova – Università di Torino e Consorzio Florovivaisti Lombardi.

Tempesta a Pistoia

Ogni ora che passa prendiamo coscienza dell'unicità di questo evento. Strade bloccate da grandi alberature
cadute, cartelli stradali piegati e cocci di tegole ovunque. Nei vivai moltissime piante sono sdraiate a terra. Un disastro imprevedibile.

                                                                              Francesco Mati

lunedì 2 marzo 2015

I risultati di My Plant & Garden




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Buxus macrophylla'Faulkner'
Cupressus leylandii
Cito aster salicifolius'Repens'
Elegante x ebbingei
Elegante x ebbinge'Limelight'
Eh derma in varietà'
Hydrangea macrophylla
Laurea nobilis
Laura cerasus
Ligustum sinensis
Ligustrum japonica
Osmanthus aquifolium
Photinia x fraserii'Red robin'
Pyracanta'Navaho'
Rhyncospermun jasminoides
Rosai grandi fiori innesto
Teucrium frutticans'Azureum'

Chi è interessato a questo materiale mi contatti per misure, disponibilità e prezzi al cell. 3386079319

Leonardo